Nel verde del parco delle Groane la piccola “Disneyland della Brianza” riposa abbandonata in attesa di conoscere il proprio destino.
Silenziosi come fantasmi seguiamo sentieri immaginari camminando su tappeti soffici d’erba o crepitanti di foglie secche. Poco più in là una monorotaia arrugginita disegna sul terreno sinuose geometrie: esce da una grotta dalla quale sbuca timido il muso un po’ scolorito di un vagoncino. Siamo a Greenland, la piccola “Disneyland della Brianza” situata nel parco delle Groane a pochi chilometri dal centro di Limbiate, nata nel 1965 per essere uno dei primi parchi giochi stabili in Italia. Nacque intorno ad un laghetto circondato da una strada asfaltata ai lati della quale un po’ alla volta spuntarono giostre e punti ristoro. Il boom fu all’inizio dell’ultimo ventennio del secolo scorso, quando il parco accoglieva migliaia di famiglie dall’interland milanese in cerca di relax e divertimento. Dalla strada principale si diramano sentieri parzialmente cancellati dalla vegetazione, alcuni dei quali si inoltrano in un boschetto. Facendoci strada tra rovi e rampicanti troviamo un trenino abbandonato. È immobile e silenzioso con i sedili di legno ricoperti di foglie secche; la galleria alle sue spalle, costituita semplicemente da un telone, è parzialmente crollata e infestata da ragnatele. Le rotaie si perdono nella vegetazione fitta di spine che ti afferrano i pantaloni e ti graffiano le braccia, sembrano trattenerti: forse non vogliono che la loro quiete sia violata. Forse ricordano ancora quando quel trenino circolava attorno al parco, carico di bambini urlanti e genitori. Forse delle musiche allegre accompagnavano il suo sferragliante percorso, così come ancora avviene per il trenino di Gardaland, il fratellone di Greenland, nato nello stesso periodo ma sopravvissuto alle difficoltà e vicissitudini che invece hanno portato alla chiusura di Greenland per insolvenze e presunte irregolarità in tema di sicurezza e igiene proprio nel giorno di Pasquetta del 2002. Quel giorno il parco giochi avrebbe dovuto riaprire dopo la pausa invernale, invece iniziò la trafila che portò a ripetute chiusure e riaperture fino al 2009, quando fu messo all’asta giudiziaria curata dal Tribunale di Milano e giunsero l’ordinanza di abbattimento della pista di go-kart per abusivismo edilizio e l’indagine sulla gestione dei parcheggi. Ad oggi da anni si parla di riqualificare il parco ma ancora non è stato fatto nulla. Oggi la pagoda è protetta da un muro di vegetazione, il cartello della “Stazione di Servizio” delle automobiline è adagiato a terra e la “Pista Beby Cart”, la “Gioia dei Bambini”, è sbiadita e nostalgica con i cartelli che indicano i box, lo start e la recinzione fatta di metallo e copertoni.Poco oltre uno scivolo e delle altalene gialle abbandonate sembrano scheletri che emergono dal suolo come le radici di quel grande albero sradicato. La struttura rossa di ruggine dell’ottovolante disegna geometrie fantasiose contro il cielo; i suoi vagoncini sonnecchiano polverosi e sbiaditi, allineati e immobili. Sembrano sostare in attesa di ripartire per la folle corsa su per le salite ripide e le discese mozzafiato ma il silenzio ha sostituito le urla degli intrepidi passeggeri. Qualcuno si arrampica per la struttura, si siede, chiude gli occhi e ricorda le corse di tanti anni fa. Qualcuno si mette in posa per foto ricordo davanti ad una delle più belle attrazioni del parco. Quasi tutti abbiamo la fotocamera al collo e fame di emozioni da immortalare.
Più avanti il brucomela sonnecchia su un letto di foglie. Ha gli occhi aperti e le labbra rosse contratte a metà tra un sorriso ed un bacio; i due volanti sembrano orecchie in ascolto di un nostro richiamo.Come bambini sciamiamo verso di lui presi da un entusiasmo senza età. Qualcuno prova a prendere posto dentro la piccola carrozza, ma le gambe debordano oltre il seggiolino davanti: siamo tutti cresciuti un po’ troppo ma solo nel corpo.
Tra i baracchini chiusi con le serrande abbassate si nasconde la pista degli autoscontri; un cartello ricorda che sono vietati gli urti frontali ma le macchinine non ci sono più. Al loro posto, al centro della pista, ci sono due sedie sgangherate su una delle quali riposa agonizzante un peluche sventrato. Più in là si intravede la grande struttura di legno della stazione del trenino: è grande e ben conservata. Un trenino è fermo al binario, in attesa; i tornelli metallici sono tutti aperti, come se ci invitassero a entrare e fare un ultimo giro come ai bei vecchi tempi.
Ovunque nel parco contenitori con la testa di leone o tigre con la bocca aperta sono in perenne attesa di ricevere cartacce e spazzatura per aiutare a tenere pulito il parco: muti e affamati hanno assistito all’andirivieni di famiglie sostituite dal vuoto abbandono e poi da sporadici gruppi che entrano per una visita concordata con qualche associazione o qualche visitatore solitario che furtivamente ha trovato un varco da qualche parte nella recinzione.
Il grande castoro con la maglietta verde e la “G” sul petto sembra stupito e indifferente: ci guarda mentre gli sfiliamo accanto durante l’uscita dal parco, lui che, con le braccia aperte nell’accenno di un abbraccio, dal suo piedistallo ha visto migliaia di adulti e bambini giocare nel suo parco, lui che, se potesse, avrebbe tante storie da raccontare.
Città Città Satellite, Limbiate
Provincia Monza e Brianza
Regione Lombardia
Coordinate GPS 45°35′29.67″N 9°06′24.75″E
Come arrivare
In auto: da Milano. Prendere la superstrada Milano-Meda, uscire a Varedo e seguire le indicazioni per Limbiate. Lungo la strada troverete i cartelli marroni che indicano la “Città Satellite”.
Cosa visitare nei dintorni
– Saronno.
Per saperne di più
Ho trovato molte informazioni utili su Greenland nel sito internet: https://www.theparks.it/greenland
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