Posta proprio di fronte all’ex-area Cantoni, Water Beat è un’opera d’arte moderna che celebra il profondo legame tra Legnano e il fiume Olona che, con la forza e la costanza della sua corrente, è stato per questa città un’inesauribile fonte di sostentamento ed il cuore del motore economico che ha permesso a Legnano di prosperare.
Tre getti d’acqua lanciati dalla sommità di un’asta verticale si infrangono contro grandi vasi basculanti d’acciaio creando una leggera nota metallica e vibrante che si perde nell’intenso scrosciare. I vasi si riempiono e si svuotano, facendo muovere i tre bracci ai quali sono collegati con movimenti quasi ipnotici, imprevedibili, con improvvise accelerazioni e altrettanto improvvisi rallentamenti, influenzati dagli effetti che il soffio del vento o l’intensità della pioggia possono avere sui getti.
Si chiama “Battito d’acqua” (Water Beat) e non è soltanto una fontana in movimento ma un’opera d’arte moderna, realizzata dal famoso artista giapponese Susumu Shingu. Guardandola, tornano alla mente i mulini ad acqua che, qui a Legnano, hanno avuto una lunga storia e tanta importanza: basti pensare che sono citati in antichi documenti a cavallo tra l’Alto e il Basso Medioevo e all’inizio del XVII secolo, lungo le rive del fiume, se ne contavano più di cento, dei quali più di un decimo era concentrato nel tratto che da Legnano arriva a San Vittore Olona. L’acqua del fiume non era utilizzata solo per irrigare i campi ma anche per generare energia e produrre lavoro. La forza dell’acqua era tale da permettere ad un mulino di avere più ruote, ciascuna collegata ad un macchinario: le macine erano impiegate per tritare i cereali, i torchi per produrre l’olio di semi, i magli per lavorare il rame e il ferro in modo da ottenere utensili, armi e corazze; grandi seghe potevano tagliare il legno o addirittura il marmo, le mazze battevano le fibre con le quali si poteva fare la carta ed infine i telai tessevano le stoffe di canapa, lino e lana. I tessuti venivano lavati nelle acque del fiume e talvolta erano lasciati a macerare sulle sue rive.
Con l’arrivo della rivoluzione industriale molti mulini furono abbandonati, altri adeguati per far funzionare i macchinari delle prime fabbriche, come nel caso del cotonificio Cantoni, attivo dal 1830 al 1984. Inizialmente furono gli antichi mulini da macinatura a dare vita e movimento alle macchine tessili; poi, per massimizzare il loro rendimento, nel 1860 iniziarono i lavori di scavo di un nuovo alveo del fiume Olona in modo da eliminare le anse naturali che rallentavano la corrente e quindi ne diminuivano la potenza. Successivamente, le ruote dei mulini furono sostituite dalle turbine e infine i mulini furono demoliti per lasciare il posto alle motrici a vapore. Infine arrivò l’energia elettrica e il fiume Olona perse del tutto la sua importanza. Nel 1855 la Cantoni era stata la sola impresa lombarda a prendere parte all’Expo universale di Parigi e nel 1872 fu la prima impresa cotoniera italiana a diventare società azionaria e ad essere quotata alla Borsa di Milano. Nel tempo essa crebbe fino a dare lavoro a millecinquecento operai. Da sola era in grado di occuparsi della filatura, della tessitura e della tintoria. I continui investimenti dedicati alla ricerca di soluzioni più efficaci la portarono all’avanguardia nella tecnologia e nella metodologia di lavoro. A Legnano fece costruire case per i propri operai e scuole per i loro figli e contribuì alla realizzazione del sanatorio Regina Elena per la cura della tubercolosi. Sopravvisse alle due Grandi Guerre ed alla crisi del settore tessile legata alla concorrenza fatta dai Paesi in via di sviluppo, avvenuta negli anni sessanta: aveva un organico di circa cinquemila operai e stabilimenti sparsi tra Legnano, Castellanza, Bellano, Saronno, Cordenons e altrove. Nulla poté contro la crisi petrolifera, i capricci della moda e l’aumento dei costi del lavoro del decennio successivo. Alla fine dovette arrendersi e chiudere l’attività nel 1985. Fu un sito abbandonato per un ventennio e nel degrado divenne un luogo frequentato da immigrati clandestini e spacciatori. I padiglioni furono demoliti per i lavori di riqualificazione dell’area avvenuti nel 2003 e sono sopravvissute solo le due facciate del reparto velluti che si affacciano su Corso Sempione. Erano state edificate nel 1931 con grande entusiasmo, in stile liberty, con i mattoni a vista; ora sono inglobate nel grande centro commerciale che dal 2009 ha preso il posto di parte della fabbrica. Alle sue spalle c’è una grande zona pedonale, un’area verde ed una residenziale; ci sono ponti che attraversano l’Olona, e un mosaico sul marciapiede. All’interno del centro commerciale è esposto un telaio in memoria dei tempi che furono.
Oggi, dei tanti mulini ad acqua censiti a Legnano, resta solo qualche rudere. Il loro ricordo sopravvive nel nome dato alla gara campestre “5 mulini” che si snoda nella zona rurale tra San Vittore Olona e Legnano, in un percorso che unisce cinque degli ultimi mulini superstiti del progresso. Il loro ricordo è richiamato dal battito dell’acqua di questa fontana-scultura che, forse non a caso, è stata posta in Largo Tosi, proprio di fronte all’ex-area Cantoni.
Città Legnano
Provincia Milano
Regione Lombardia
Coordinate GPS 45°35′48.84″N 8°54′32″E
Come arrivare
In auto: Autostrada A8 con uscita a Legnano o Strada Statale del Sempione SS33.
In treno: Stazione Ferroviaria di Legnano.
In autobus: Legnano è servita dalla STIE S.p.a. Per informazioni su costi e orari è possibile consultare il sito: http://www.gruppostarlodi.it/
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È possibile trovare molte informazioni sulle opere di Susumu Shingu sul sito internet: https://susumushingu.com.
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