Borgo fantasma nell’entroterra lucano, Craco offre ai suoi visitatori un groviglio di emozioni forti e difficili da descrivere, che fanno della sua esplorazione un’esperienza assolutamente da vivere.
Un’antica sentinella si erge a difesa della valle mentre piccoli occhi scuri scrutano un gruppo di caschetti gialli che, sorpresi, inquieti o ammirati, salgono lungo vie e scalinate altrimenti silenziose. L’atmosfera è surreale. La guida racconta una storia che sembra appartenere ad un’altra realtà, di un borgo che un tempo era abitato, povero ma vivo, con un cinema, la pasticceria, palazzi signorili, la chiesa, le case con le ringhiere ai balconi, ancora eleganti benché arrugginite. Oggi non si sentono più le grida gioiose dei bambini che giocano rincorrendosi per strada, facendo scappar via pollame spaventato e starnazzante; le campane della chiesa non suonano più per chiamare i fedeli a messa; non ci sono piccoli negozi di alimentari o donne sedute fuori dalla porta di casa intente a rammendare o ricamare scambiandosi pettegolezzi; dalle case non si sente più il vagito di un neonato o l’abbaiare di un cane. Dai focolari ormai spenti non si diffondono i profumi invitanti delle zuppe al fuoco o del pane appena sfornato e neppure quello della legna che brucia diffondendo calore. Le finestre delle case, che prima sembravano piccoli occhi indagatori, ora si aprono per condividere scorci di impressioni lasciate da un’intimità familiare ormai perduta, i resti del mobilio abbandonato, i colori di un affresco prezioso. Non è possibile entrare negli edifici, spesso puntellati se non addirittura parzialmente crollati. Reti metalliche bloccano le strade che non sono state messe in sicurezza mentre la nostra guida ci accompagna sempre più in alto. Siamo a Craco, antico borgo medievale, normanno, fatto di case di pietra calcarea arroccate su uno sperone di roccia e sorte intorno alla torre di avvistamento, imponente sentinella a difesa della valle. Da qui il panorama è immenso: un’infinita distesa di calanchi e praterie arse dal sole si stende sotto un cielo limpidissimo. Ocra, giallo, verde e azzurro in mille diverse sfumature abbagliano i nostri occhi: è un paesaggio selvaggio, quasi lunare. Stormi di taccole svolazzano gracchianti nel cielo, affermando la loro libertà e supremazia su questo luogo solitario. Di fronte a tanta vastità cresce forte un senso di isolamento: siamo in mezzo al nulla, collegati al resto del mondo da una stradina che si inerpica tra infiniti tornanti; solo una cinquantina di chilometri ci separano da Matera, ma ora sembra molto lontana, neppure un miraggio.
Un tempo Craco era un importante avamposto militare che proteggeva le piccole comunità agricole che le erano sorte intorno e controllava il passaggio lungo i due fiumi che scorrono a valle; tra il XIII ed il XV secolo visse lo splendore testimoniato dai bei palazzi signorili con ingressi monumentali, cornicioni, balconi con ringhiere in ferro battuto che lasciano intuire ampi saloni e feste alle luci dei candelabri: erano le dimore dei ricchi latifondisti, proprietari di terreni agricoli e campi di grano talmente vasti che non bastavano i circa duemila abitanti del borgo a coltivarli ma era necessario far venire manovalanza da fuori.
Da Palazzo Grossi si arriva alla Chiesa Madre scendendo pochi gradini; varcato il portone si percepisce subito l’assenza dell’altare, degli arredi e delle panche dove i fedeli si sedevano o si inginocchiavano per pregare. Adesso, al posto delle novene, risuona lo scalpiccio dei nostri passi sul pavimento ricoperto di polvere mentre i raggi del sole entrano dall’apertura formata dal crollo di parte del tetto nella zona absidale, illuminando piccolissime particelle sospese e danzanti nell’aria. Anche i ciuffi d’erba che spuntano dalla bella cupola maiolicata della chiesa raccontano uno stato di abbandono; le storie di briganti leggendari e delle loro esecuzioni si perdono nello sguardo indifferente di un gatto che tiene d’occhio una lucertola.
Col passare del tempo, Craco non si è ingrandita e non è cambiata. Nel film “Basilicata coast to caost” Nicola, interpretato dal lucano Rocco Papaleo, afferma che: “Non ha retto la modernità, a me piace pensare che l’ha rifiutata“. Nel 1963 erano in corso i lavori di costruzione dell’acquedotto e delle reti idriche e fognarie, quando delle infiltrazioni nel terreno argilloso causarono un dissesto idrogeologico che diede vita ad una grande frana che lentamente iniziò a slittare. La creazione di muri di contenimento fu inutile: questi cedettero presto e, visto il pericolo, molti crachesi abbandonarono le loro case, trasferendosi, loro malgrado, più a valle, a Craco Peschiera. Poi, nel 1972, ci fu un’alluvione che contribuì a spopolare il piccolo borgo; nel 1980 la terra tremò violentemente per il terremoto d’Irpinia, altre case crollarono e Craco fu lasciata anche dalle ultime cinque famiglie che erano rimaste nonostante tutto.
Ai ruderi di questo borgo si sovrappongono immagini di film come “Cristo si è fermato a Eboli” di Francesco Rosi e “Basilicata coast to coast”, dove un Max Gazzè in camicia bianca suona il contrabbasso proprio all’entrata del paese. Nel tempo troupe televisive si sono succedute immortalando atmosfere senza tempo e comitive di caschetti gialli hanno ridato vita a questo paese abbandonato, ma solo per poche ore al giorno, ripercorrendo sempre lo stesso percorso, ascoltando una storia che sempre si ripete. Craco è un paese fantasma, uno dei più famosi in Italia e nel mondo, uno dei più suggestivi, che ha potuto fare del turismo una ricchezza sempre crescente. Esiste il progetto di rimettere in sicurezza altre parti del borgo ed aprire nuovi itinerari di visita. Chissà come sarebbe Craco adesso se non vi si fossero abbattute le calamità, naturali e non, che ne hanno causato lo spopolamento; chissà se sarebbe lo stesso sopravvissuta all’isolamento, all’arretratezza, alla carenza di quegli agi che hanno legato la quotidianità alla tecnologia ed al progresso. Chissà se sarebbe stata vista solo come un piccolo paese rurale o se avrebbe comunque attirato l’attenzione a livello internazionale per le sue peculiarità.
Accompagnati da questi dubbi, dopo un ultimo sguardo, varchiamo i cancelli che proteggono il paese da visite non autorizzate e restituiamo a Craco il suo silenzio.
Città Craco
Provincia Matera
Regione Basilicata
Coordinate GPS 40°23′N 16°26′E
Come arrivare
In auto: da Matera. Seguire la SS 7 in direzione sud. Al bivio per Miglionico, mantenersi a sinistra sulla SS 7 rac e immettersi nella E 847 girando a sinistra. Proseguire fino a Pisticci Scalo; al bivio tenere la destra, entrando nella SP 176. Proseguire fino a Peschiera e al bivio tenere la destra sulla SP 103. Poco più avanti inizia una salita con curve e qualche tornante, che porta a Craco.
Cosa visitare nei dintorni
– Matera, Capitale della cultura nel 2019 e sito UNESCO.
Per saperne di più
Ho trovato molte informazioni utili su Craco nel sito internet: http://www.basilicataturistica.it
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La classica veduta di Craco è stata immortalata nella locandina del film “Cristo si è fermato a Eboli”. Se vuoi curiosare tra altre location cinematografiche, non perderti gli articoli raccolti nella sezione dedicata:
– piccoli-borghi/location-cinematografiche/
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I’m sorry for the people. I was talking to a Neoplitan woman and they seem to have a rough ride of thing’s in the S of Italy. 🙁 But now that it’s happened they should protect that area. I can see why films are shot there. It’s an inctredibly gorgeous place and landscape. 🙂