Situato su un promontorio nell’entroterra molisano poco lontano dalla costa, Campomarino è un piccolo borgo antico di cultura arbëreshë, rilanciato come borgo dipinto dai murales di Liliana Corfiati, che raccontano scene di vita quotidiana, mestieri e tradizioni popolari.
C’è stato un tempo in cui il borgo antico di Campomarino aveva i muri delle case intonacati di bianco, come la tela di un pittore prima del passaggio del pennello o come un foglio di carta in attesa della prima parola. Liliana Corfiati ha visto in quegli spazi delimitati da porte, finestre e grondaie le pagine pronte ad accogliere i suoi racconti, storie di vita quotidiana, tradizioni da non dimenticare, immagini dai colori vivaci come i costumi Arbëreshë, un antico popolo di origine albanese che immigrò a Campomarino già alla fine del XV secolo per sfuggire all’orrore dell’invasione ottomana dei Balcani. Questo popolo rifondò interi villaggi, ricostruì borghi e casali distrutti da terremoti e pestilenze, bonificò terreni paludosi e tramandò la propria lingua e cultura di generazione in generazione, fino ai giorni nostri. Fu così che rinacque il borgo antico di Campomarino, con la struttura urbana tipica dei piccoli centri balcanici, con le abitazioni su due piani e la scala esterna; sorge su un promontorio da cui domina la costa molisana e la vasta pianura inondata di sole, un panorama che è possibile ammirare affacciandosi alla recente balconata della piazza principale. Ecco, di fronte all’inconfondibile chiesa trecentesca di Santa Maria a Mare, un gruppo di giovani, vestiti con abiti tradizionali arbëreshë dai colori vivaci, danzano in cerchio un antico ballo di buon auspicio al suono di due fisarmoniche. Poco oltre, un regale e fiero condottiero è approdato alla spiaggia del Lido di Campomarino insieme ai suoi fedeli soldati mentre la loro nave è all’ancora con la vela ammainata: è l’eroe nazionale Giorgio Castriota Skanderbeg, vincitore di mille battaglie contro gli Ottomani, invincibile baluardo che, finché fu in vita, riuscì ad impedire l’avanzata turca. Dietro l’angolo, sotto un arco, una coppia di sposi riceve la corona nuziale da un prete ortodosso: sorridono emozionati mentre danno le spalle al mare. Lì Papa Francesco benedice una famiglia arbëreshë; qui Madre Teresa di Calcutta, di origine albanese, abbraccia una ragazzina, circondata da altri giovani sorridenti. In fondo, Santa Cristina, patrona di Campomarino, resiste miracolosamente al martirio inflittole dal padre per farle abiurare la fede Cristiana. Ci sono immagini sacre ma anche scene di vita comune: oltre quella via, un giovane, accompagnato da due violinisti, canta una serenata alla sua amata affacciata alla finestra; due amici giocano a carte, seduti ad un tavolo con due bottiglie di buon vino, mentre una giovane contadina pigia i grappoli d’uva all’interno di un tino. Un gruppo di donne, sedute di fronte all’uscio di casa, sono intente a scambiarsi confidenze dopo aver appeso i panni ad asciugare. Un calzolaio aggiusta una scarpa. Una bella lavandaia lava i panni dopo aver attinto l’acqua dalla fontana del paese; c’è chi inforna il pane, chi prepara la conserva e chi tira la sfoglia con il mattarello mentre alle sue spalle un pentolone si scalda al fuoco del camino. Ovunque fioriere dipinte si confondono con quelle vere; da porte e finestre disegnate si affacciano personaggi che si mescolano agli abitanti di Campomarino: i murales di Liliana Corfiati raccontano scene di vita quotidiana, mestieri e tradizioni popolari; sono stati un dono che l’artista di origine arbëreshë ha voluto fare all’amato borgo natio. Il suo stile, ispirato al surrealismo, esalta i valori della vita attraverso la luce e l’armonia dei colori. Il suo messaggio, che va ben oltre la nostalgia di un tempo ormai passato, sottolinea l’importanza di non perdere la conoscenza delle proprie origini e della propria storia per poter costruire qualcosa di positivo nel presente per il futuro. Campomarino, attraverso i suoi abitanti, mantiene viva la tradizione continuando ad insegnare la lingua arbëreshë ed i canti popolari ai più giovani, usando spot radiofonici all’interno di manifestazioni culturali a tema e cartelli della segnaletica e pannelli con foto storiche con didascalia in doppia lingua.
Nel tempo questo borgo ha saputo riqualificarsi: è stata inaugurata una nuova piazza, è stato ripavimentato il centro storico pedonale, dal 2015 è entrato nel circuito del TCI e sull’Autostrada A14 un cartellone pubblicizza “Campomarino borgo dipinto” incuriosendo ed attirando nuovi turisti che, come noi, si mescolano tra le persone vere e dipinte che animano queste vie pittoresche.
Una vecchina ricama seduta fuori dell’uscio di casa conversando con l’amica seduta su un gradino; una signora sistema un bel vaso di fiori sul balcone e dietro l’angolo un contadino sta legando il suo cavallo mentre una coppietta siede all’ombra di un albero ed un anziano riposa appoggiato al suo bastone.
“Venendo qui d’estate, circolo per le strade di questo borgo e mi rendo conto che dopotutto nulla è cambiato perché quando guardo queste pareti che raccontano la storia di una volta, io la vedo rivivere e questa è la cosa più bella che potessi fare attraverso i miei disegni e le mie pitture”.
Città Campomarino
Provincia Campobasso
Regione Molise
Coordinate GPS 41°57′24″N 15°02′04″E
Come arrivare
In auto: Campomerino è molto vicina a Termoli, che è collegata dall’Autostrada A14, uscita Termoli. Da Campobasso. Percorrere la SS 87, proseguire sulla SS 647, continuare sulla SS 87, svoltare sulla SS 16 e proseguire in direzione di Campomarino (SP 161), seguendo la segnaletica.
In treno: Stazione ferroviaria di Campomarino.
Cosa visitare nei dintorni
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Per saperne di più
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