Nell’appennino Bolognese, il borgo medievale di Dozza è un borgo dipinto, un museo a cielo aperto ben conservato ed in continua evoluzione, visitabile sempre e da tutti.
Dopo molti giorni Corto Maltese arrivò a Dozza. Era il suo compleanno ed era curioso di vedere la famosa Rocca. Certamente rimase impressionato dai grandi torrioni circolari rinascimentali che proteggevano il borgo insieme alle mura di cinta. Li fece erigere Caterina Sforza alla fine del XV secolo e testimoniano quel periodo di lotte di potere e guerre di conquista che portarono Dozza sotto il potere di Cesare Borgia. Entrando nel castello, più che l’austerità di una fortezza, Corto Maltese notò l’eleganza di una dimora signorile, con i loggiati rinascimentali, il piano nobile arredato con mobili autentici: già nel XVI secolo il castello fu assegnato al Cardinale Lorenzo Campeggi, nunzio apostolico ed ambasciatore presso importanti corti europee, che trasformò la rocca in una raffinata sede di rappresentanza.
Quando salì in cima alle torri, Corto rimase a bocca aperta osservando la bellezza dell’ampio paesaggio verde ed ondulato dell’Appennino tosco-emiliano, con campi coltivati e boschi e montagne azzurrine a fare da cornice. Da quassù Dozza appare come una striscia allungata di tetti rossi, dalla quale emerge il campanile della chiesetta parrocchiale. Quando scese nei sotterranei, Corto Maltese visitò la grande cucina con il forno, il camino con l’ampia cappa, i ripiani e le mensole zeppi di suppellettili di terracotta, rame e feltro. La vista dei fiaschi verdi di vetro, rivestiti di paglia intrecciata, risvegliò la sua sete e fu ben felice di bagnarsi la gola nell’Enoteca Regionale dell’Emilia Romagna, proprio nella cantina qui accanto. Lo lasciamo a brindare con calici di ottimo Albana e proseguiamo la nostra storia oltre il ponte levatoio e la piazzetta lastricata in cotto a spina di pesce. Di fronte a noi un grifone si abbevera ad una conduttura: solo l’acqua freschissima che sgorga dalla fonte del Monte del Re può placare la sua sete e, secondo una leggenda, Dozza prende il nome dalle numerose condotte per la raccolta dell’acqua. Potremmo costeggiare il muretto di mattoni che circonda il profondo fossato e andare incontro alla Caserma dei Carabinieri: una grande bandiera italiana sventola orgogliosa ed incontenibile, oltre le finestre e i muri che si aprono su un cielo dipinto. Sull’altro lato, da una finta crepa esce una piuma blu con la punta rossa. Quest’opera celebra i centocinquant’anni dell’Unità d’Italia.
Proseguiamo dritti, camminando su una via acciottolata con due bande di pietra e ci lasciamo condurre verso il cuore di questo piccolo borgo medievale ben curato. Intorno a noi ci sono case intonacate con colori pastello o con i mattoni a vista, che fanno da tela a quadri variopinti. Questa è la magia di Dozza: è un’opera d’arte a cielo aperto, il palcoscenico delle storie raccontate da oltre duecento opere murali, realizzate dagli artisti che da più di mezzo secolo vengono fin qui per partecipare alla Biennale del Muro Dipinto. Qualche giorno prima dell’inizio della manifestazione, rigorosamente negli anni dispari, eccoli lì, magari in piedi su un ponteggio o una sedia o una scala, armati di pennello e colori, mentre si esibiscono per strada. Intorno a loro si raduna un capannello di persone tra dozzesi, curiosi ed amanti dell’arte, che assistono perplessi o ammirati alla genesi di un’opera. Ogni pennellata dà forza o vita ad una nuova storia, un paesaggio, una finestra aperta sulla quotidianità, una forma astratta. “Non importa se non capisci cos’è: se lo guardi e ti piace è abbastanza”. Ci sono temi a sfondo politico, come i muri dedicati alla storia del socialismo, temi legati alla vita contadina, alla povertà, a tutto ciò che ha una stretta connessione col territorio. Ci sono anche dipinti a tema fantastico, come un grande dragone colorato o “l’Angelo di Dozza” appoggiato ad un portone.
In questi giorni gli artisti vivono Dozza ed i suoi abitanti, si lasciano conoscere, intervistare, invitare a casa per un caffè. Si creano rapporti d’amicizia che durano anni; le abitudini diventano tradizioni; il tovagliolo di carta, disegnato nell’attesa dell’ordinazione al ristorante, finisce incorniciato e mostrato con orgoglio dal proprietario del locale. Gli aneddoti piovono ovunque, raccontati da dozzesi emozionati: le loro interviste sono state raccolte in un filmato dalla Fondazione Dozza città d’arte. Accanto ad una finestra aperta sulla strada c’è una finestra aperta sulla valle. Un sommergibile si staglia vicino ad una veduta onirica di Venezia; un ragazzo osserva attento il suo aquilone, forse temendo che si possa impigliare tra i comignoli ed i tetti; c’è un gigante incravattato seduto su un portico e con il viso suino; in una delle porte della città, ricavate dall’antico rivellino, al di sopra delle nuvole, l’orologio civico ricorda che “A Dozza è sempre l’ora dell’arcobaleno” mentre l’altro lato della porta risalta per il suo candore scintillante. Ci sono cavalieri, una fanciulla innamorata vestita di rosso, una compagnia di amici intenti a bere che ci osserva silenziosa. C’è tutto un mondo da esplorare racchiuso in poche vie ricche di vita. È questa la magia di Dozza: qui anche i muri parlano ed hanno mille storie da raccontare.
Città Dozza
Provincia Bologna
Regione Emilia-Romagna
Coordinate GPS 44°21′32.35″N 11°37′39.68″E
Come arrivare
In auto: Da Bologna. Autostrada E14, uscita Castel San Pietro Terme. Seguire le indicazioni per Imola lungo la SP19 San Carlo. Raggiunta la Statale 9, via Emilia, si prosegue in direzione Rimini. Dopo circa 4 km si svolta a destra al bivio per Dozza e si prosegue dritti fino al borgo.
In treno: Stazione ferroviaria di Imola o Castel San Pietro Terme, che distano da Dozza circa 5 Km.
In autobus: Dozza è collegata a Bologna dalla TPER. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito https://www.tper.it/
Cosa visitare nei dintorni
– Brisighella (RA)
Per saperne di più
Per maggiori informazioni su Dozza e sulla fondazione Dozza città d’Arte è possibile visitare il sito internet http://www.fondazionedozza.it/
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