Boarezzo, il villaggio di Grandi e Tabacchi (VA)

Boarezzo

Nell’alto varesotto, verde e montano, Boarezzo è un villaggio artistico capace di sorprendere un visitatore al primo sguardo.

Forse è la sua disarmante semplicità a rendere Boarezzo così attraente: un luogo tranquillo, nel quale il tempo scorre insieme al cammino del sole, senza sosta e senza affanno; qui non c’è confusione ma l’ordinata armonia della natura. Al posto del frastuono della città a Boarezzo s’odono il leggero scroscio dell’acqua fresca, il richiamo degli uccelli, i passi sommessi dei pochi abitanti e visitatori sulle stradine acciottolate.
All’alba, un guizzo di luce fa “tutt un sbarlüsament” e pian piano schiarisce il giorno, risvegliando i colori della natura, svelando il solenne paesaggio delle montagne dell’arco alpino. L’aria è “fina”, il profumo è quello dei boschi. Respirando un profondo senso di pace, l’animo si distende.
BoarezzoAll’inizio del secolo scorso Boarezzo brulicava di vita: da una parte era abitata stabilmente dalle famiglie di boscaioli e carbonai, attirati dall’abbondanza del legname necessario per produrre e vendere il carbone vegetale; dall’altra Boarezzo era famosa per la sua ”aria buona”, al punto che il Touring Club Italiano lo scelse come sede del villaggio alpino destinato a colonia per i bambini gracili e poveri, figli dei caduti della grande guerra.
Presto Boarezzo diventò una rinomata stazione climatica e di villeggiatura. Attirava tantissimi vacanzieri, dei quali molti da Milano. Arrivavano qui ben vestiti ma stanchi del lungo viaggio: dovevano prendere la tramvia Varese-Luino che passava a Ganna e da lì salire per la tortuosa strada carreggiabile, lunga circa tre chilometri, magari in carrozza.
Qui trovavano svago e riposo, piacevoli passeggiate tra i boschi di faggi e castagni, lungo sentieri con dislivelli lievi e paesaggi pittoreschi. Potevano alloggiare nel grande albergo Piambello, una struttura liberty di tre piani, elegante, voluta da Giovanni Chini, sculture di Boarezzo, maestro della lavorazione artistica del cemento. Aveva una sala da pranzo talmente grande da poter ospitare oltre duecento persone, una settantina di camere da letto decorate a mano, un garage per le auto e perfino un campo da tennis ed uno per giocare a bocce.
Ormai l’albergo è abbandonato da anni. Vecchie foto e cartoline in bianco e nero ne raccontano i fasti, dimenticati dopo la seconda guerra mondiale, quando i gusti e le mode preferirono gli stabilimenti balneari ben attrezzati e raggiungibili senza sforzo.
Con il crollo del turismo la gestione dell’albergo fallì; il gas sostituì il carbone ed i giovani se ne andarono in cerca di lavoro nelle grandi città; campi ed allevamenti furono abbandonati e Boarezzo iniziò un lento e costante declino.
BoarezzoAll’inizio degli anni ottanta il pittore Mario Alioli, che qui era cresciuto e tanto amava la sua terra, provò a colmare il vuoto con i pannelli dipinti da alcuni dei nomi più illustri dell’arte varesina del XX secolo: in breve le strade di Boarezzo si popolarono di opere pittoriche che raccontavano le tradizioni del borgo, scene di vita quotidiana, antichi mestieri che rischiavano di essere dimenticati. Accanto ad un “boscaiolo” ritratto dallo stesso Aioli, c’è la scena con cui il Bottegal ha descritto la vita “dopo il lavoro dei campi”. Il Gatti mostra gli “attrezzi di lavoro” e Martinelli celebra il “pane” appena sfornato. Bogani ricorda i “cestai”, mentre Leo Spaventa Filippi ha immortalato “ur casée” intento a preparare il formaggio. Non mancano il “maniscalco” di G.De Luca e neppure “il vasaio” di G. Consilvio o “la bottega del ceramista” di A. Reggiori.
Nel 1985 Boarezzo visse la sua trasformazione da crisalide a farfalla e diventò un villaggio artistico, dedicato a Giuseppe Grandi e Odoardo Tabacchi, importanti scultori nati in Valganna nel XIX secolo.
BoarezzoNacque l’associazione “Amici di Boarezzo”, con lo scopo di “salvaguardare, recuperare, ampliare e migliorare i valori artistici ed ambientali del paese” e di proporlo come meta turistica.
Sono stati aggiunti cartelli segnaletici in dialetto ed un grappolo di segnavia che collegano idealmente Boarezzo a città e paesi come Venezia, Sidney, Skopie, Ganna, Pechino e Mondonico; ai pannelli di grandi artisti si sono aggiunti quelli dipinti dagli allievi della scuola estiva di disegno e arti applicate, voluta e diretta dall’Aioli, che insegnava con amore ai suoi “ragazzi di Boarezzo”; le immagini di bellissime farfalle ed altri animali della zona hanno ulteriormente rallegrato ed impreziosito il borgo.
Là, dove arte e natura si fondono in un panorama suggestivo di scorci e paesaggi colorati, dove l’aria è “fina” e profuma di boschi, c’è un piccolo borgo sorprendente che ci attende.

Città Boarezzo, frazione di Valganna

Provincia Varese

Regione Lombardia

Coordinate GPS 45°54′48.457″N 8°50′4.495″E

Come arrivare

A piedi: Da Ghirla. Da Ghirla si può salire a Boarezzo in circa 1 ora a piedi; il percorso è di difficoltà media e scarsamente segnalato ma è possibile seguire le indicazioni dettagliate date nel sito http://www.valganna.info/. Sono raccomandate calzature adatte. Nel percorso non ricordo fontane, quindi è consigliabile portarsi l’acqua appresso.

In auto: Da Varese. Procedere in direzione nord sulla SS233 – Viale Valganna fino oltre Campubella; superata Cambupella, al bivio girare a destra, entrando nella SP29 e proseguire fino a destinazione.

Cosa visitare nei dintorni

– Ganna
– Parco Regionale Campo dei Fiori

Per saperne di più

Per maggiori informazioni su Boarezzo è possibile visitare il sito internet http://www.cmpiambello.it/.

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