Il vero tessuto del Villaggio Leumann (TO)

Villaggio industriale Leumann

Piccola borgata nel cuore di Collegno, il Villaggio Leumann nacque intorno ad un cotonificio e prosperò grazie ad un curatissimo tessuto sociale.

Chi conosce Torino sa che Corso Francia è un lungo vialone trafficato che, dalla città, prosegue dritto attraversando Collegno. Sulla destra del vialone c’è una costruzione bizzarra in questo contesto: è bassa, in legno, con una pensilina sorretta da colonnine sottili, sopra la quale c’è un grande cartello rosso con la scritta “LEUMANN”. Era una stazione ferroviaria sulla linea Torino-Rivoli ma ormai i binari non ci sono più, inghiottiti dall’asfalto. Nel 1955 la tranvia fu sostituita da un filobus e da allora, per un certo periodo, la stazione fu usata come spogliatoio per i vicini campi da tennis: all’epoca, al posto della fila di palazzoni che oggi delimita il controviale, c’erano prati verdi d’erba.
Quella piccola stazione fu fatta costruire da Napoleone Leumann nel 1903 per permettere ai pendolari che lavoravano nel suo cotonificio di arrivare più agevolmente in fabbrica, la cui entrata era proprio dall’altra parte della strada, oltre il cancello: passava tra la portineria ed una foresteria, una di fronte all’altra, in stile liberty svizzero. Quei due edifici col tetto a guglia, torrette angolari, loggia e rifiniture in legno sono più simili a chalet di montagna che all’entrata di una zona industriale.
Villaggio industriale LeumannNapoleone Leumann era un imprenditore ed un filantropo che “del saggio proposito di migliorare il tenore di vita dei suoi dipendenti fece lo scopo essenziale della sua laboriosa esistenza”.
Tra il 1876 e il 1912, attorno al suo cotonificio fece costruire all’architetto Pietro Fenoglio un piccolo villaggio autonomo, funzionale e bello, dotandolo di servizi all’avanguardia. Le case, in stile liberty, avevano due camere, un giardino recintato ed il gabinetto; erano dotate di energia elettrica ed acqua corrente.
I giardini erano ornamentali, le piante ben curate e c’erano sempre vasi di fiori alle finestre.
Il villaggio aveva i lavatoi con l’acqua calda ed i bagni pubblici; tanta era l’attenzione per la cura e l’igiene che le maestre ci portavano i loro alunni il sabato, per insegnare loro a lavarsi bene.
Per aiutare le giovani madri lavoratrici, vicino alla fabbrica era stato previsto un asilo nido, che accoglieva i bambini fino ai tre anni di età. All’ora della poppata, alle mamme bastava attraversare un cortile per arrivarci; poi potevano tornare a lavorare tranquille, sapendo che i loro pargoli erano nelle mani di persone qualificate che si occupavano di tutto, bagnetto compreso. Nella scuola materna si praticava il metodo Montessori e già all’ultimo anno i bambini imparavano a fare le aste.
Essendo convinto che “se vuoi un buon operaio, istruiscilo”, Napoleone Leumann si impegnò molto nella realizzazione di una scuola elementare che, in breve, diventò una delle migliori di Torino e dintorni. Era dotata di un laboratorio di falegnameria e di una palestra attrezzata, con tanto di insegnante di ginnastica, perché anche lo sport era importante, al punto che perfino le ragazze, vestite con le gonne lunghe quasi alla caviglia, si cimentavano nella pallacanestro. Non poteva mancare la mensa, presso la quale tutti i bambini ricevevano un piatto di minestra preparata dalle suore del convitto ed un frutto.
Napoleone Leumann pagava le maestre e faceva in modo che quaderni e matite non mancassero mai; inoltre provvedeva che gli alunni migliori, quelli che uscivano con la media dell’otto, ricevessero un sussidio per continuare a studiare.
Nel villaggio c’erano anche la scuola serale per gli adulti, una biblioteca, il teatro, un refettorio dove riunirsi tutti insieme e ballare o giocare a carte. Il dopolavoro organizzava dei viaggi una volta all’anno ed i bambini potevano andare in colonia al mare o in montagna; c’erano anche un coro ed una scuola di fisarmonica. L’infermeria era attrezzata con una piccola clinica ostetrica, era presidiata da un infermiere “patentato” fisso ed un medico che veniva un paio di volte alla settimana per visitare gli operai ed i loro familiari.
Villaggio Industriale Leumann a CollegnoTutti i servizi assistenziali erano gratuiti per i lavoratori e la loro famiglie; gli affitti delle case avevano costi mai superiori al quarto dello stipendio e nel villaggio c’erano anche uno spaccio alimentare ed uno di tessuti che praticavano prezzi di costo; il giovedì era il giorno del mercato nella piazza del convitto.
Il convitto ospitava circa duecentocinquanta ragazze, dai tredici ai vent’anni, lavoratrici non residenti al villaggio che qui, dopo i turni ai telai, potevano imparare a cucire, rammendare, cucinare. Leumann passava loro perfino la stoffa, che molte usarono per confezionarsi il corredo. Il convitto era gestito dalle suore, severissime, che non lasciavano entrare i giovanotti, i quali ronzavano attorno a questa struttura come le api attorno al miele; qualcuno ricorda ancora di serenate e tenerezze bisbigliate alle finestre.
Nel 1922 il Leumann fece costruire l’acquedotto, che donò al Comune di Collegno ed è tuttora in uso, così come l’ufficio postale con CAP dedicato.
I lavoratori dovevano affrontare turni faticosi sei giorni su sette, responsabilità e talvolta infortuni ma gli stipendi erano tra i più alti del settore e tutti i servizi cui potevano usufruire insieme alle loro famiglie li mettevano in una posizione invidiabile.
Villaggio industriale Leumann a CollegnoLa generosità di Leumann fu premiata dall’impegno e la dedizione dei suoi dipendenti e già nei primi anni del novecento ricevette riconoscimenti come miglior produttore di tessuto in Europa ed in America. Le percentuali di scarto della lavorazione erano bassissime rispetto alla concorrenza e già questo permetteva di avere buoni margini di profitto nonostante i costi di mantenimento del villaggio.
La crisi del settore tessile degli anni sessanta ed investimenti poco oculati portarono ad un improvviso cambio di rotta e, nonostante il lavoro non mancasse e nuove commesse continuassero ad arrivare, i nuovi proprietari decisero di chiudere la fabbrica e vendere le case degli operai. Per tutti fu una doccia fredda ed iniziarono le proteste ed ai cortei seguì l’occupazione degli stabili. Nel 1972 fu smantellato il reparto Tessitura e nel 2007 il cotonificio chiuse definitivamente i battenti; il Comune di Collegno riuscì ad evitare la speculazione edilizia acquistando gli immobili e facendone case popolari. Tra gli inquilini c’è ancora qualcuno che qui è nato o venne a lavorare e, con occhi lucidi e carichi di emozione, è disposto a raccontare.
Oggi il Villaggio è sotto la tutela della Soprintendenza dei Beni architettonici e paesaggistici del Piemonte: è uno dei più begli esempi del liberty italiano; molti edifici sono stati recuperati o ristrutturati ed è stata allestita la segnaletica interna; l’associazione “Amici della Scuola Leumann” organizzano delle visite guidate per imparare e comprendere questo capitolo di storia. Il complesso della fabbrica rappresenta un pregevole esempio di archeologia industriale. Questi sono tutti ottimi motivi per andare a visitare il villaggio Leumann ma, forse, il più importante è la testimonianza di come il tessuto sociale faccia la differenza in un percorso di crescita economica.

Città Villaggio industriale Leumann, Collegno

Provincia Torino

Regione Piemonte

Coordinate GPS 45°04′N 7°42′E

Come arrivare

In auto: Da Torino. Percorrere il corso Francia in direzione Collegno per circa 2 Km. Sulla destra del viale si trova l’ex stazione ferroviaria Leumann; poco più avanti, sulla sinistra, c’è l’entrata al borgo.

In autobus: Su corso Francia prendere l’autobus N° 36 in direzione Rivoli e scendere alla fermata Novalesa.

In treno: Stazione ferroviaria di Torino Porta Nuova o Porta Susa.

Cosa visitare nei dintorni

– Il centro di Collegno
– Il centro di Torino
– La Basilica di Superga
– Il borgo Valentino di Torino

Per saperne di più

È possibile trovare tutte le informazioni relative al villaggio industriale Leumann sul sito internet: http://www.villaggioleumann.it/home.php

Se sei interessato ai villaggi industriali sorti alla fine del XIX secolo, potrebbe interessarti anche:
Crespi d’Adda: la Company Town ideale (BG)

Visits: 703

Condividi

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*