La grande acqua alta del 12 novembre (VE)

Acqua Alta a Venezia

L’acqua alta è sempre stato un fenomeno fastidioso e frequente per Venezia, causato dall’abbassamento della città, dall’aumento del livello del mare e dallo scirocco che impedisce il deflusso della marea. Da veneziana, ne ho vissute tante ma nessuna drammatica come quella che sta colpendo la città ed i suoi abitanti in questi giorni (novembre 2019).

Sembra uno spettro: nel buio più totale, il chiarore della torcia di un cellulare disegna appena alcuni contorni. Procede lentamente, sotto la pioggia battente, avanzando a fatica nell’acqua alta fino alla coscia. Tutto intorno, gli scuri sbattono con violenza, mossi da un vento impietoso. Rumore di vetri infranti.
Solo poche ora fa, il suono angosciante delle sirene ha annunciato l’arrivo dell’acqua alta ed i messaggi del centro maree si sono rincorsi, indicando bollettini e previsioni sempre più allarmanti.
Poi l’acqua ha iniziato a sgorgare dai tombini, gorgogliando come se stesse ribollendo; i canali si sono alzati, nascondendo sempre più gradini, fino a riversarsi sulla fondamenta in piccole onde ravvicinate.
Ho visto questo spettacolo molto spesso, fin da quando ero bambina: l’acqua alta era l’occasione di sguazzare con gli stivali nelle pozzanghere, di salire sulle passerelle di legno allestite per l’occasione e di farmi prendere in braccio dal mio papà.
Avevo imparato che, se avessi visto una piccola processione di topi passare veloce ed incurante della gente, allora l’acqua alta stava arrivando, anche se non annunciata; sapevo che al suono delle sirene avrei dovuto filare dritta a casa e che quelle stesse sirene, molti anni prima, avevano suonato per avvisare la cittadinanza del pericolo di un bombardamento aereo.
Gli adulti non l’accoglievano mai con entusiasmo, soprattutto se abitavano al piano terra e avevano un negozio. Si preparavano mettendo una paratia di metallo per sbarrare la porta e tirando fuori la pompa con la quale avrebbero buttato fuori l’acqua. La regola è sempre stata la stessa: non lasciare oggetti importanti o fragili in basso.
Mi affascinava osservare il modo in cui l’acqua usciva dai tombini, creando pozzanghere sempre più grandi, fino a formare un largo specchio dove i gabbiani avrebbero nuotato come piccole barchette bianche. Avrei visto i sacchi delle immondizie galleggiare dondolando piano, sospinti dalla corrente. All’epoca non esisteva la raccolta differenziata e gli operatori ecologici si chiamavano ancora spazzini.
C’erano zone in cui succedeva sistematicamente, altre in cui non accadeva quasi mai.
Crescendo ho imparato a comprenderne i disagi: l’acqua inzuppa il cartongesso, porta la muffa e fa marcire il legno; questa è salmastra e si mangia i marmi, le pietre, i mattoni ed i mosaici.
Ci sono corrieri e garzoni che trasportano pacchi e merci spingendo carrelli pesanti. Spesso sono ostacolati dalle passerelle, sulle quali non possono salire e la fatica e le complicazioni aumentano insieme al livello della marea. Ci sono quelli che trascinano i carretti della spesa, i genitori con passeggini e carrozzine, i disabili in sedia a rotelle e tutti quelli che hanno difficoltà motorie in situazioni normali, figuriamoci in mezzo all’acqua o a salire su una passerella di legno alta almeno trenta centimetri. E quando le passerelle “non vanno nella direzione giusta” e gli stivali non sono “a portata di piede” non resta che togliersi le scarpe e arrotolarsi i pantaloni, immergendosi nell’acqua fredda e un po’ limacciosa.
Questa volta è stato diverso: l’acqua ha continuato a salire fin dove non l’avevo mai vista arrivare, cancellando il confine tra fondamenta e canale. Quasi fosse una mareggiata, le onde si sono riversate contro le rive, travolgendo ogni cosa; una barca è stata spinta con violenza fin dentro una calle, dei motoscafi sono affondati, vaporetti e barchini hanno sfondato i parapetti e sono stati sollevati e lasciati a riva dalla corrente; nelle case e nei negozi l’acqua ha continuato a salire, ha superato le paratie, è sgorgata dai sanitari, ha zampillato dalle prese elettriche. Ci sono stati degli incendi causati dai corto circuiti e crolli.
Da qualche parte sta suonando un allarme e sembra un’invocazione di aiuto. Incredulità, sconforto, impotenza e paura mi stringono in una morsa.
Domani molti negozi saranno chiusi, parte della città resterà al buio e si conteranno i danni. Intanto lo scirocco continua ad infuriare e le passerelle, ormai inutili, giacciono ammonticchiate le une sopra le altre.

Città Venezia

Provincia Venezia

Regione Veneto

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