Visita alla scoperta di una delle chiese più viste ma meno conosciute di Venezia.
Appena usciti dalla stazione ferroviaria di Santa Lucia, ci accoglie uno spazio ampio e luminoso. Non ci sono auto, né il fastidioso rumore del traffico; sul Canal Grande transitano lentamente vaporetti, motoscafi e gondole, scompigliando le sagome colorate riflesse dai palazzi che vi si affacciano.
Proprio di fronte a noi, una grande cupola color verderame a calotta ovale sormonta un tempietto bianco marmo in stile palladiano; pare che Napoleone, vedendola, abbia sentenziato ironicamente: “Avevo già visto chiese senza cupola ma mai, prima d’ora, una cupola senza chiesa.”
La chiesa c’è ed è quella dedicata ai santi Simeone e Guida, meglio nota come San Simeon Piccolo, per distinguerla da quella di San Simeon Grando, dedicata al profeta. È curioso come quest’ultima, in realtà, sia grande circa la metà della prima.
La chiesa di San Simeon Piccolo fu uno degli ultimi edifici sacri eretti a Venezia prima della caduta della Serenissima ma fu costruita sui resti di uno dei più antichi. Era infatti il IX secolo, quando le famiglie Adoldi e Brosi la commissionarono. Originariamente forse aveva tre navate ed era orientata parallelamente al Canal Grande.
Dopo sette secoli iniziarono a manifestarsi i primi cedimenti strutturali e, nel 1718, iniziarono i lavori per ricostruirla daccapo. Il progetto fu affidato a Giovanni Antonio Scalfarotto, un architetto allora quasi quarantenne e non particolarmente brillante. Pare che i meriti del risultato siano tutti da attribuire al parroco e committente Giambattista Molin, detto “Manera”, un uomo colto, studioso appassionato ed intraprendente che, per riuscire a racimolare il denaro necessario a spesare l’impresa, arrivò ad organizzare una sorta di lotto con tanto di estrazioni e premi per chi avesse contribuito con delle donazioni.
Vent’anni dopo, il 27 aprile 1738, fu finalmente consacrata la nuova chiesa, ispirata al Pantheon di Roma; è a pianta circolare, con l’ampia cupola che si allunga verso l’alto, terminando con un’edicola sulla quale è posta la statua di Cristo Redentore; ha il pronao delimitato da colonne e sormontato da un timpano triangolare. Un’ampia scalinata conduce all’ingresso.
All’interno, semplice e luminoso, ci accoglie il custode. Ci racconta storia ed aneddoti della chiesa e ci indica la porticina dalla quale si scende alla cripta, una vera rarità in una città dove non ci sono cantine.
Solo pochi gradini ed eccoci qui, nell’oscurità, guidati dal debole chiarore della candela che reggiamo in mano; sembra di stare in una catacomba. Procediamo in un corridoio stretto che amplifica il rumore dei nostri passi; in breve arriviamo ad una camera ottagonale, con un altare nel centro, ed i nostri bisbigli diventano esclamazioni stupite. Da qui si diramano quattro corridoi con le pareti ed i soffitti interamente affrescati, con una greca a dividere le decorazioni. Riconosciamo facilmente le scene che rappresentano la Via Crucis, realizzate con colori pastello: i corpi rosa tenue si stagliano su uno sfondo giallo dorato nel quale il verde chiaro disegna alberi e colline. Il soffitto, invece, è decorato con motivi tridimensionali rosso bordeaux e giallo ocra, con disegni bianchi contornati di nero.
Sono rappresentate anche scene del Vecchio Testamento, defunti distesi, teschi e perfino uno scheletro intero per ricordare ai vivi cosa li aspetta ed ammonirli a comportarsi di conseguenza.
Solo all’inizio del XIX secolo, a causa dell’editto di Saint Cloud, la cripta cessò la sua funzione primaria e divenne luogo di incontri segreti dei massoni.
Delle ventuno camere sepolcrali che si affacciano lungo i corridoi, otto sono rimaste murate, inesplorate; non danno nessun indizio su coloro che vi sono sepolti, neppure i loro nomi. Ciò ha ispirato la fantasiosa teoria secondo cui esse siano in realtà misteriose diramazioni sotterranee verso altri luoghi di culto e di potere.
Ciò è alquanto improbabile ma, in fin dei conti, a Venezia, una città nella quale già alla fine del XIX secolo si studiava la realizzazione di un lungo tunnel sublagunare che la collegasse alla terraferma, tutto è possibile.
Città Venezia
Provincia Venezia
Regione Veneto
Coordinate GPS 45°26′25.77″N 12°19′20.71″E
Come arrivare
In auto: Venezia è facilmente raggiungibile con l’auto attraverso i collegamenti autostradali (A4 da Trieste e da Torino, A27 da Belluno, A13 da Bologna) e stradali (SS.309 Romea dalla costa Adriatica, SS.14 da Trieste, SS.13 da Treviso, SS.11 da Padova). Una volta giunti in prossimità della laguna si imbocca il Ponte della Libertà che collega in senso letterale la terraferma a Venezia. Le indicazioni per Venezia portano a Piazzale Roma, il punto più estremo a cui si può accedere con la macchina. Qui è necessario parcheggiare la propria vettura. L’alternativa è il grande parcheggio all’isola del Tronchetto, raggiungibile svoltando a destra dopo aver percorso il ponte translagunare. Dal Tronchetto si arriva a Venezia in pochissimi minuti, con il vaporetto o con il nuovissimo People Mover, che fa servizio di navetta fino a Piazzale Roma. Un’altra possibilità è quella di lasciare l’auto a Mestre – sia presso i parcheggi ubicati vicino all’ingresso del Ponte della Libertà che vicino alla Stazione Ferroviaria di Mestre – e raggiungere Venezia con i mezzi pubblici, sia autobus che treno.
In treno: Fermata Venezia Santa Lucia, poi proseguire a piedi, attraversando il Ponte degli Scalzi. La chiesa di San Simeon Piccolo è proprio lì di fronte.
In vaporetto: Linea 1: Santa Lucia o Piazzale Roma.
Cosa visitare nei dintorni
– Il ponte di Calatrava
– Il Ghetto
– tutta Venezia!!!Per saperne di più
Ho trovato molte informazioni sulla chiesa di San Simeon Piccolo sulla pagina Facebook: https://www.facebook.com/SanSimeonPiccolo/.
Della chiesa di San Simeon Piccolo racconta il saggio “FORSE NON TUTTI SANNO CHE A VENEZIA…”, di Alberto Toso Fei, pubblicato nel 2016.
Se vuoi riscoprire le ambientazioni di saggi o romanzi che potresti aver letto, non perderti gli articoli raccolti in questa sezione:
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