Natale per i napoletani è l’appuntamento con un sogno. (Domenico Rea, Crescendo napoletano)
“Quest’anno faccio il più bel Presepio di tutti gli altri anni… Ho fatto pure i disegni, i progetti…. Qua faccio il laghetto e dalla montagna faccio l’acqua vera!.. Qua vengono tutte montagne con la neve sopra, le casette, piccole, per la lontananza. E qua viene il cacciatore, la lavandaia, questa è l’osteria e questa è la capanna dove nasce Gesù Bambino. Te piace o presepe?”
A casa Cupiello la preparazione del presepe è una faccenda seria. Si inizia incollando sugheri ed inchiodando pezzi di legno per costruire l’ossatura di una scenografia complessa che vede paesaggi fatti di montagne, grotte, vicoli tortuosi e scalinate, casette e figuranti a grandezze diverse in funzione dell’importanza o della prospettiva.
C’è sicuramente un fiume, che rappresenta la vita e la resurrezione. Non è fatto quasi mai di carta stagnola ma di acqua che scorre e simboleggia il liquido amniotico del grembo materno ed il tempo che passa.
C’è un ponte che lo attraversa e collega il mondo dei vivi a quello dei morti; oltrepassarlo è un cammino di salvezza ma può essere pericoloso: si dice che la notte di Natale sui ponti si possano fare incontri terrificanti, come una monaca che mostra la testa del proprio amante decapitato, lupi mannari o fantasmi di impiccati.
Al di là del ponte, qualcuno si affaccia dal balcone, altri escono dalla porta di casa o della bottega: interrompono le loro attività per ascoltare l’angelo venuto a recare la Lieta Novella. Al di qua, una folla di pastori guida le proprie greggi ed uno di loro porta un agnellino sulle spalle; gli zampognari suonano a festa; ci sono anche i mendicanti, che rappresentano tutti gli umili del mondo. La lavandaia strofina un panno, immacolato come la verginità della Madonna; Stefania tiene in braccio un bambino miracoloso: era solo un sasso avvolto in un panno, un espediente della donna per avvicinarsi più facilmente alla scena che l’ha incuriosita, ma, al cospetto di Gesù, starnutendo, si è trasformato in un bambino vero, Santo Stefano. Tutti si rivolgono verso la grotta della Natività, spesso sostituita dai ruderi di un tempio pagano, a rappresentare i culti antichi finiti in macerie per far posto al Cristianesimo; le colonne romane, ancora in piedi, forse furono ispirate dalla meraviglia che suscitarono i ritrovamenti di Ercolano e di Pompei, avvenuti durante il regno di Carlo III di Borbone. Sotto la sua guida, Napoli conobbe un forte sviluppo culturale ed artistico. Poiché il monarca si appassionava ad ogni forma d’arte e di artigianato, compresi i presepi, questi diventarono presto di moda a corte e presso le dimore dei nobili.
Nacquero i figurinai specializzati nella produzione delle statuine del presepe. In un primo tempo i personaggi, realizzati in scala ridotta, avevano la testa di terracotta, occhi di vetro, arti in legno e corpi in stoppa e fil di ferro per dar loro movenze più plastiche. Erano vestiti con abiti di stoffa, alcuni dei quali ricamati; i personaggi più ricchi erano adornati con gioielli di vere pietre preziose, realizzate dagli orafi di corte. Tutti i particolari erano curati minuziosamente, come le fibbie o i lacci delle scarpe, i finimenti dei cavalli, le catene dei turibuli fatti oscillare dagli angeli, le corde degli strumenti musicali, le mollette che assicuravano i panni stesi ad asciugare, la mobilia e le suppellettili presenti all’interno delle case e delle botteghe. La verdura e la frutta erano modellate con la cera colorata; posate e stoviglie delle tavole più ricche erano realizzate in argento.
Il presepe napoletano settecentesco non è solo una rappresentazione della natività ma anche una foto fedele e ricca di particolari della società, dei costumi e delle credenze popolari partenopee del XVIII secolo.
Due degli esempi più famosi sono il presepe reale, conservato alla Reggia di Caserta ed il presepe Cuciniello, composto da ottocento pezzi e conservato nella Certosa e Museo di San Martino a Napoli.
Tra la folla di personaggi, ci sono i venditori di cibo, uno per ogni mese dell’anno: aguzzando lo sguardo è facile riconoscere il fornaio, il venditore di formaggi ed il pescivendolo con il suo banco ittico e la vasca dalla quale spuntano i capitoni; ma ci sono anche il cocomeraio, il venditore di castagne e quello di uova.
Nella taverna, o locanda, il luogo dove Giuseppe e Maria non trovarono ospitalità, gli astanti continuano i loro affari, incuranti: sono peccatori impenitenti. Tra di loro c’è anche una zingara che, nella sua capacità di predire il futuro, è l’erede della Sibilla Cumana.
Ciccibacco, invece, è un uomo rubicondo ed avvinazzato che guida un carro carico di botti di vino o se ne sta seduto su una di esse; rappresenta il dio pagano Bacco.
Spesso c’è anche il mangiatore di maccheroni: usa le dita come fossero una forchetta e fa cadere il suo pasto dall’alto, nella bocca spalancata; mangia con gusto ed abbondanza, per esorcizzare la paura della fame.
In un angolo un po’ in disparte, Benino il pastorello dorme tranquillo: nelle Sacre Scritture è scritto che “gli angeli diedero l’annunzio ai pastori dormienti” ed egli sogna il presepe. Guai a svegliarlo, perché tutto sparirebbe.
Tra sacro e profano, folclore ed attualità, anche Pulcinella e la sirena Partenope talvolta compaiono tra i personaggi del presepe; basta una passeggiata tra le botteghe e le bancarelle di San Gregorio Armeno per lasciarsi conquistare dall’ironia e la fantasia che abili artigiani mettono in quello che Goethe definì “svago caratteristico dei Napoletani”. Ecco che, tra pastorelli e venditori, compaiono personaggi politici, cantanti, attori; nell’anno del Covid i Re Magi portano il Green Pass in dono al Bambinello e le statuette di Maradona, Totò, Massimo Troisi, Pino Daniele e Papa Francesco fanno bella mostra di sé. Chissà se il pastorello Benino sognerà anche loro nel presepe di quest’anno.
Città Napoli
Provincia Napoli
Regione Campania
Coordinate GPS 40°50′N 14°15′E
Come arrivare
In auto: Napoli è collegata dall’autostrada A1
In treno: Stazione ferroviaria di Napoli Centrale
Per saperne di più
Se desideri visitare la Certosa Museo di San Martino, sul Vomero, puoi consultare il sito internet: https://cultura.gov.it/luogo/certosa-e-museo-di-san-martino
Natale in casa Cupiello è un’opera teatrale tragicomica scritta da Eduardo De Filippo nel 1931. Edoardo partecipò tra gli interpreti sia nella trasposizione in bianco e nero del 1962, che in quella a colori del 1977.
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– La Befana vive ad Urbania (PU)Il 12 dicembre 2016, alcuni dettagli del presepe Cuciniello sono stati scelti come soggetto di tre francobolli emessi dallo SMOM, del valore facciale di 0,95 €, 2,55 € e 3,50 €.
Questa emissione testimonia quanto la bellezza del presepe napoletano come forma artistica e tradizionale sia riconosciuta anche all’estero.
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