Alle falde del Matese, nel cuore del Sannio, l’area archeologica di Altilia-Sepino è un luogo romantico e suggestivo nel quale le testimonianze di diversi periodi storici e la bellezza del paesaggio si incontrano.
Secondo una leggenda, un viandante, seguendo un sentiero di montagna, incontrò un vecchio pastore. Si fermò per chiedergli indicazioni e scambiare qualche parola e quello gli raccontò di una lontana città morta, costruita da antichi guerrieri e poi abbandonata quando questi partirono per andare a difendere la Terrasanta.
Già a quel tempo le pietre degli archi e dei muri, indebolite dall’incuria e scosse dai terremoti, erano crollate al suolo, seppellite in parte dalla terra smossa dal vento ma l’antica città non poteva essere dimenticata: di lì, infatti, ogni anno, transitavano migliaia di pecore ed armenti guidati dai pastori impegnati nella transumanza lungo il Tratturo.
Complici il luogo di passaggio nella vasta pianura, i terremoti che danneggiarono i centri vicini e l’abbondanza di pietra da costruzione, a partire dal XVIII secolo furono costruite nuove case sulle fondamenta di quelle antiche e, dove oltre duemila anni prima sorgeva Saepinum, una città sannita e poi romana, nacque il piccolo villaggio rurale di Altilia.
Nei primi anni quaranta del novecento, la notizia del fortuito ritrovamento di un antico blocco di pietra curvilineo con il fascio littorio scolpito arrivò all’attenzione di Mussolini che, a scopo propagandistico, volle contribuire personalmente alla ricostruzione del monumento ed assegnò 10.000 Lire per riportare alla luce e restaurare le “gloriose testimonianze di romanità” del sito molisano.
Furono mandati ad Altilia studiosi ed archeologi che trovarono un mondo bucolico, con pastori che suonavano ancora il doppio flauto. Tutt’intorno alle rovine di Sepino c’erano “querce solitarie e scure, pecore, uomini a cavallo, butteri che accompagnano mandrie di buoi, donne con sottane rosse che le fanno spiccare nei campi.”
In quegli stessi anni anche Guido Piovene visitò il sito e lo descrisse nel suo reportage “Viaggio in Italia” come “uno dei luoghi più belli e meno conosciuti d’Italia”.
“Abitazioni contadine sono state erette ad esempio sull’anello dell’anfiteatro, servendosi delle sue pietre, e la cavea è stata ridotta a piccola piazza rustica, con un grande albero al centro e accanto un toro accovacciato.[…] Non è facile allontanare questi abitanti delle rovine di Altilia per restituire la forma primitiva all’anfiteatro, un po’ per affetto ai luoghi, e perché vedendo scavare si sono convinti che sotto le loro abitazioni vi sia un tesoro.”
Alla fine, però, se ne andarono; emigrarono in sud America a cercar fortuna e lo spopolamento agevolò l’acquisto delle case e del suolo da parte del demanio, facilitando la continuazione degli scavi e la lenta ricostruzione della città romana rialzando le pietre trovate in loco. Fu restaurata anche buona parte degli edifici rurali settecenteschi, perché anch’essi fanno parte della storia di questo luogo.
Il risultato è l’immagine suggestiva di un piccolo centro abitato, sorto in pianura, nel cuore del Sannio. La sua economia era legata alla pastorizia: c’erano sia concerie destinate alla lavorazione del pellame che stabilimenti dove si praticava la follatura della lana.
Durante il periodo augusteo era un centro ricco, difeso da una cinta muraria lunga più di un chilometro ed intervallata da una trentina di torri a pianta circolare ed un paio a pianta ottagonale. Erano tutte collegate da un camminamento di ronda che passava sulla sommità del muro e le numerose feritoie permettevano agli arcieri di colpire eventuali nemici.
Le quattro porte d’accesso, disposte lungo i due assi viari principali, sono archi monumentali che celebrano la grandezza di Roma, con corte di sicurezza interna, controporta a doppio battente e chiusura a saracinesca. Erano affiancate da due torri circolari a protezione; qui veniva riscosso il dazio per il passaggio e venivano controllate le greggi in transito. Un’iscrizione sulla spalla destra della porta Boiano diffida i potenti dal compiere soprusi nei riguardi dei pastori.
Il teatro era grande, con una capienza di tremila posti, concepito per accogliere anche spettatori provenienti da fuori città; per questo fu costruito a ridosso delle mura e con un’uscita di sicurezza per facilitarne lo svuotamento. C’erano tre complessi termali, due piccole taverne ed un mercato destinato alla vendita dei generi alimentari.
Il complesso residenziale si affacciava sul decumano, costituito dal tratto urbano del tratturo. Il foro, pavimentato a grandi lastre, brulicava di vita e di attività. I monumenti più grandi ed importanti furono sponsorizzati da potenti dignitari o addirittura dalla casa imperiale.
Nel tempo, la caduta dell’impero romano, le invasioni barbariche, i terremoti e le tragiche incursioni dei pirati saraceni spinsero la popolazione a cercare rifugio in alto, in luoghi più riparati e facilmente difendibili. Un po’ alla volta Sepino fu abbandonata e rimase silenziosa spettatrice del passare delle stagioni e dell’impressionante sfilata della transumanza.
Come una bella addormentata, rimase in attesa di tornare a vivere ed essere riscoperta in tutta la sua suggestiva e romantica bellezza.
Città Sepino – Altilia
Provincia Campobasso
Regione Molise
Coordinate GPS 41°26′N 14°37′E
Come arrivare
Il sito archeologico di Altilia – Saepinum non è circondato da recinzione ed è accessibile sempre e gratuitamente.
In auto: da Campobasso. Si segue la SS87, la Strada Statale Sannitica in direzione sud, per una ventina di chilometri fino a Sepino.
Un cartello autostradale marrone indica l’uscita.Cosa visitare nei dintorni
– Il borgo medievale di Sepino (CB);
– Civita Superiore di Bojano (CB).
Per saperne di più
Per maggiori informazioni sul sito archeologico di Altilia-Saepinum è possibile consultare i siti internet:
– https://sabapmolise.beniculturali.it/index.php/aree-in-consegna/area-archeologica-di-altilia-saepinum
– http://www.comune.sepino.cb.it/alla-scoperta-di-sepino-altilia/Nel 1957, lo scrittore Guido Piovene descrisse Altilia ed il sito di Sepino nel suo reportage di viaggio intitolato “Viaggio in Italia”.
Se vuoi vedere con i tuoi occhi le ambientazione dei saggi e romanzi che potresti aver letto, non perderti gli articoli raccolti in questa sezione:
– https://www.travel-experience.it/category/romanzi/
Il sito archeologico di Altilia-Saepinum è poco conosciuto e molto bello anche dal punto di vista paesaggistico.
Se ti piace “camminare nella storia” e vedere le testimonianze lasciateci dagli “antichi”, non perderti gli articoli raccolti in questa sezione:
– https://www.travel-experience.it/category/archeo/
Il 23 luglio 2011 Sepino è apparsa tra i soggetti della Serie filatelica Turismo, con il valore facciale di 0,60€.
Se cerchi i luoghi italiani celebrati nelle emissioni filateliche italiane, ne troverai molti nella sezione dedicata:
– https://www.travel-experience.it/category/i-luoghi-della-filatelia/
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