Triora mantiene vivo il ricordo delle tragiche vicende che la portarono ad essere definita la “Salem d’Italia”. Camminando nei suoi vicoli silenziosi e senza tempo è facile perdersi nelle suggestioni del passato. È un’esperienza intensa da vivere immersi in uno dei borghi più belli d’Italia.
A Triora ci sono le streghe. Ne incontriamo una già all’entrata del borgo: ci saluta sorridente presso il cartello di benvenuto. Più in là, in una piazzetta, un’altra ci offre un’arcana pozione. Qualcuno dice che toccarle la mano porti fortuna. La sua inseparabile scopa è rivolta verso l’alto e alle sue spalle si apre una terrazza panoramica sulla Valle Argentina, nel ponente ligure. Il paesaggio è bellissimo, la vegetazione è fitta, l’aria è fresca e profuma di resina: siamo quasi ad ottocento metri sul livello del mare. Da quassù è facile capire perché Triora fosse una fortezza inespugnabile sotto la repubblica di Genova.
Qui troviamo decine di streghe colorate e ghignanti, tutte a cavallo delle loro scope nei negozietti di souvenir e prodotti locali. Alcune sono scalze, quasi tutte hanno il naso lungo sotto il cappello appuntito e indossano un grembiule. Dietro gli occhiali lo sguardo è vivace, il sorriso è sdentato e beffardo.
Ci accompagnano ovunque in questo borgo definito la “Salem d’Italia”. Perfino sui tetti c’è una banderuola segnavento, sempre a forma di strega sulla sua scopa, che osserva i nostri passi.
Riprendiamo a camminare sull’acciottolato proseguendo oltre la Collegiata dell’Assunta. C’è un dedalo di vicoli bui sotto archi di pietra che salgono tra le case, molte delle quali sono diroccate o disabitate. Sulle porte ci sono piccole scope di vimini e riferimenti a gatti neri. Gli archivolti medievali favoriscono suggestivi giochi di luci ed ombre; non ci lasciamo incantare da questo sortilegio e proseguiamo seguendo il tracciato di mattoni rossi in mezzo alla via che continua a salire, regalando la promessa di nuovi panorami.
Un cartello indica la casa delle streghe. Seguendolo giungiamo alle inferriate delle abitazioni di Via San Dalmazzo. Queste erano adibite a carcere quando, dall’ottobre del 1587 all’aprile del 1589, si abbatterono sul borgo gli inquisitori di Genova e Albenga: erano stati chiamati per verificare le cause della carestia che stava piegando il popolo da circa due anni e dovevano punire i colpevoli. Durante la celebrazione della messa, al momento della predica, il sacerdote Girolamo del Pozzo, sostenendo fermamente la presenza del maligno, chiese ai parrocchiani di denunciare le streghe. Furono così arrestate venti donne che, a causa delle denunce estorte con torture, divennero presto trenta. Tra di loro c’era anche un fanciullo. Molte erano mendicanti o meretrici, altre conoscevano l’uso delle erbe medicinali ma tra di loro c’erano anche delle nobildonne, come la sessantenne Isotta Stella. Furono accusate d’aver provocato la carestia, di avere contatti con il Demonio e perfino di atti di cannibalismo nei confronti dei bambini del luogo. Quasi tutte arrivarono a confessare la propria colpevolezza: alcune morirono sotto tortura, altre per paura si tolsero la vita. Quattro furono arse sul rogo, molte furono mandate a Genova e di loro si perse ogni traccia.
Questa triste storia è ben documentata nel Museo Regionale Etnografico e della Stregoneria che conserva oggetti di vita contadina e domestica, arnesi di antichi mestieri, documenti e strumenti di tortura che rappresentano vita, morte e incantesimi delle fattucchiere. Il tutto è esposto in quindici sale tematiche suddivise in tre piani.
Quando usciamo all’aria aperta e torniamo al presente, ci troviamo all’improvviso immersi nella tranquillità e nella suggestiva bellezza di questo borgo medievale, misterioso ma ben curato, bandiera arancione del Touring Club Italiano. È considerato uno dei borghi più belli d’Italia.
La strada acciottolata prosegue ancora nel dedalo pittoresco di viuzze tortuose, caruggi, volte e cortili nascosti, salendo fino al castello del XIII secolo, del quale però restano solo dei ruderi. La fatica è premiata dal panorama di Triora vista dall’alto, adagiata sul monte e sviluppata su più livelli. Il color mattone dei tetti risalta sulla pietra del campanile e delle case e si stacca dal verde degli alberi che ricoprono il monte e la natura circostante. Verso sud abbracciamo con lo sguardo la Valle Argentina e a nord vediamo il Passo della Guardia.
Del castello facevano parte l’ormai scomparso forte di San Dalmazzo, al quale era annessa la chiesa omonima e l’abitazione del signorotto locale. La corte era una vera e propria cittadella completamente autosufficiente con i suoi magazzini per le merci ed i prodotti alimentari.
Scendiamo e raggiungiamo la Cabotina, il casolare dove la leggenda vuole che si riunissero le streghe per compiere i sabba e accoppiarsi col demonio. Della Cabotina restano dei ruderi e dei cartelli esplicativi che aiutano il visitatore a capire il sottile confine tra leggenda e realtà storica.
Triora non nasconde il periodo buio di persecuzioni ai danni di donne innocenti ma è riuscita a valorizzarlo riproponendo la figura della strega in chiave turistica ed educativa. Vengono organizzati ghost tour e manifestazioni come Strigòria, con mercatini medievali, musica e spettacoli teatrali. Ad Halloween, quando i castagneti circostanti si tingono di arancio e la nebbiolina sottile dà un senso di mistero al panorama, Triora riesce a dare il meglio di sé con rievocazioni storiche, danze e spettacoli folcloristici attorno al fuoco, mercatini tematici, seminari e workshop per adulti e laboratori e attività per i più piccoli. Queste manifestazioni attirano migliaia di turisti per divertirsi e visitare il borgo, riscoprendone il fascino e la storia, senza dimenticare le vittime innocenti della superstizione, dell’invidia, del rancore e delle dicerie.
Città Triora
Provincia Imperia
Regione Liguria
Coordinate GPS 44°00′N 7°46′E
Come arrivare
In auto: A10 Genova-Ventimiglia in direzione Ventimiglia, uscire al casello autostradale di Arma di Taggia. Arrivati sull’Aurelia, alla terza rotonda, svoltare a sinistra in direzione Imperia. Prendere la s.s. 548 risalendo la Valle Argentina per circa 35 Km. Tempo di percorrenza circa 35 minuti. Per chi arriva da Torino,una volta arrivati a Savona, immettersi sulla A10 direzione Ventimiglia.
In treno: Stazioni ferroviaria di Arma di Taggia o San Remo. Da lì prendere autobus della Riviera Trasporti. Per orari e tariffe si faccia riferimento al sito:
http://www.rivieratrasporti.it/
Cosa visitare nei dintorni
– Apricale
– Taggia
– Dolceacqua
Per saperne di più
È possibile trovare molte informazioni utili su Triora sul sito internet: http://www.comune.triora.im.it/.
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