In Alto Adige, nella bassa Val Venosta, il castello di Castelbello ha una forma irregolare ed affascinante ed è visitabile.
C’era una volta, e c’è ancora oggi, un piccolo castello della bassa Val Venosta che sembra uscito dalle illustrazioni di un libro di fiabe: è il castello di Castelbello. Non ha un mastio, né un pozzo o una cisterna per l’acqua e non sappiamo se li abbia mai avuti; non ha sotterranei e non è infestato dai fantasmi. Forse era protetto da un fossato e da un ponte levatoio ma oggi c’è solo un breve ponticello di legno a precederne l’entrata attraverso un antico portone a tutto sesto.
Fu costruito nel medioevo su uno sperone di roccia circondato da vigne e meleti. Non è stato al centro di epiche battaglie ma era presidiato da una piccola guarnigione di soldati impegnati a riscuotere il pedaggio di mercanti e pellegrini che viaggiavano lungo la sottostante antica via romana, la Claudia Augusta, che ancora oggi attraversa la valle correndo quasi parallela all’Adige spumeggiante e limaccioso.
Nel 1531 il castello diventò proprietà della famiglia von Hendl, che volle farne la propria dimora. Iniziarono così i lavori di ampliamento e modifiche strutturali ed allora grandi torrioni circolari con finestre e feritoie fecero la loro comparsa tra le facciate di pietra chiara e merlature ghibelline si aggiunsero a quelle guelfe. Il piccolo cortile interno vide alzarsi di un piano il corpo del palazzo e comparve una loggia con arcate di diverse altezze e scalinate esterne. Le stanze furono affrescate e riscaldate da camini in marmo. Nuovi utensili occuparono le mensole della cucina, le cui pareti, annerite dal fumo del focolare, si stringevano a imbuto, formando una cappa fumaria. Qui il pavimento di legno era rivestito da lastre di pietra per scongiurare gli incendi.
La piccola cappella, situata al primo piano dell’ala nord, fu impreziosita da nuovi affreschi sul soffitto a volta, che divenne una sorta di giardino dell’eden: piante e frutti furono dipinti con maestria intorno ai medaglioni che contenevano la Pietà e i quattro Evangelisti e che circondavano lo stemma della famiglia. Lungo le pareti decorate da colonne finte, coppie di Apostoli discutevano tra loro in tedesco.
Imparentandosi con le più importanti famiglie tirolesi, i von Hendl divennero sempre più ricchi e potenti, ereditarono numerosi castelli, come quelli di Juvale, Coldrano e Mareccio, e salirono la gerarchia nobiliare diventando prima Baroni e poi Conti. Il loro albero genealogico è ancora esposto in una bella stanzetta rivestita interamente in legno: è la stanza detta dell’Erker o bovindo, costruita sul lato meridionale del castello, dalla quale si può godere di un panorama verde e bellissimo, abbracciato dalle montagne. In questa stanzetta, così intima e particolare, alcune foto riassumono la storia della famiglia, la sua parabola e la sua fine. Le inondazioni dell’Adige e gli incendi dell’inizio del XIX secolo diedero un duro colpo all’economia familiare, già traballante, ed un po’ alla volta i Conti si videro costretti a cedere gli altri castelli, prima affittare e poi vendere i campi; infine liquidarono anche il mobilio. Rimase Castelbello, dove vissero pur non avendo il denaro sufficiente a restaurarlo, lasciando che l’ala meridionale del castello andasse totalmente in rovina: una foto in bianco e nero mostra un albero all’interno dei ruderi di una stanza ormai priva di pavimento e soffitto.
È severa l’espressione della Contessa Elvira von Hendl, immortalata in una foto in bianco e nero della metà del secolo scorso. Morto il padre, nel 1949, rimase l’ultima proprietaria del castello e l’ultima erede del suo casato. Incapace di farsi accettare dal “popolo”, che vedeva inferiore perché non titolato, ne veniva derisa. Non si sposò perché aspettava il grande Amore della sua vita, un nobile bello, ricco e che si prendesse cura di lei, ma non lo trovò. Visse sola, in due stanzette senza acqua corrente, né energia elettrica, resistendo stoicamente al freddo dell’inverno ed alla miseria che ormai la circondava. Rimase nel castello anche dopo che questo fu acquistato dallo Stato Italiano per poco più di 31.000 Lire, nel 1956; rimase nonostante il rumore fastidioso causato dagli operai che mettevano in sicurezza l’edificio per impedire che i muri crollassero sulla strada sottostante; rimase fino alla morte, avvenuta nel 1998. La sua non fu una favola con un lieto fine ma quella del castello sì: Castelbello fu restaurato e recuperato interamente; oggi è visitabile alla presenza di una guida professionale che, parlando con un forte accento tedesco, accompagna il suo pubblico tra queste stanze ormai spoglie ma ricche di aneddoti e storie da raccontare.
Città Catelbello
Provincia Bolzano
Regione Trentino-Alto Adige
Coordinate GPS 46°48′30.17″N 10°32′31.77″E
Come arrivare
In auto: da Merano. Si segue la SS38, la Strada Statale dello Stelvio, detta anche Via Venosta, lungo la Valle dell’Adige, in direzione del passo Resia, fino a Castelbello.
In treno: da Merano. Ferrovia della Val Venosta in direzione Malles, stazione di Castelbello.
Cosa visitare nei dintorni
– Coldrano (BZ)
– Silandro (BZ)
– Glorenza (BZ)
– Castel Coira a Sluderno (BZ)Per saperne di più
È possibile trovare tutte le informazioni relative al castello di Castelbello sul sito internet: https://www.schloss-kastelbell.com/it/il-castello.html
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