Finalborgo e Castel Gavone (SV)

Finalborgo, Finale Ligure visto dalla Via Beretta

Nel savonese, Finalborgo fu la capitale del Marchesato di Finale; è rinascimentale e molto bella, circondata dalle antiche mura e protetta dall’alto dal Forte San Giovanni e da Castel Gavone.

Un torrione d’oro a forma di becco di sprone, al centro di uno dei più grandi palazzi marchionali fortificati del mondo: così doveva apparire la Torre dei Diamanti di Castel Gavone nel XVI secolo.
In realtà la torre era di pietra dipinta d’ocra per sembrare preziosa agli occhi di chi la guardava da lontano; il muro perimetrale interno, fatto di sassi e pezzi di mattone, era intonacato in modo da sembrare composto da massicci conci di pietra.
A quei tempi il piccolo marchesato di Finale, governato dai Del Carretto, era circondato da Stati potenti e quindi cercava di ostentare forza e ricchezza. Sorgeva in posizione strategica per controllare le vie di comunicazione che univano la Francia alla Val Bormida ed a Milano e traeva ricchezza dal commercio e dalle scorribande con le quali sottraeva il sale alla Repubblica di Genova, l’eterna nemica.
Finalborgo, di origine medievale, circondata dai torrenti Aquila e Pora e da una cinta muraria interrotta da porte affrescate, ne era la capitale. Sulle piazze lastricate di pietra di Finale si affacciavano eleganti palazzi nobiliari abbelliti da colonne, portali e grandi stemmi di pietra; c’erano logge, portici e fontane, chiese ed un convento con uno splendido chiostro rinascimentale.
Finalborgo, Finale LigureAlzando lo sguardo non si vedeva il forte spagnolo di San Giovanni, risalente al XVII secolo, che oggi domina Finalborgo dall’alto, ma il fianco verde e selvaggio del colle del Becchignolo. Oggi vi sale veloce con stretti tornanti la strada Beretta che, rossa di mattoni, si inerpica dalla piazza del Tribunale, regalando paesaggi man mano più ampi; conduce al forte spagnolo, poi diventa sterrato e, tra cespugli e profumi di macchia mediterranea, ci accompagna fino ai resti di Castel Gavone; noi ci fermiamo qui ma la strada prosegue valicando l’Appennino al passo del Giovi, scende in val Bormida e, dopo aver attraversato Acqui Terme ed Alessandria, arriva fino a Milano in otto giorni di cammino. Era stata costruita nel 1666 in occasione del passaggio dell’Infanta Margherita di Spagna che andava in sposa a Leopoldo d’Austria.
Eccoci davanti al cancello, aspettando che una guida dell’Associazione Centro Storico del Finale venga ad aprire. Non sono solo ruderi quelli che vediamo tra le maglie della rete metallica e del cancello: la Torre dei Diamanti è bellissima, con la parete lavorata a bugnato ed una corona sommitale che promette paesaggi vastissimi, dal blu del mare, al verde luminoso della vallata circostante, al rosso dei tetti di Finalborgo. La torre è rappresentata dal francobollo della serie ordinaria “Castelli d’Italia”, con il valore facciale di 180 Lire.
Finalborgo, Finale Ligure, Castel Gavone, Torre dei DiiamantiEretto sulla cima di uno sperone roccioso, al termine di una lunga e faticosa salita, il castello era progettato per resistere a lunghi assedi, con un ingegnoso sistema di raccolta, conservazione e depurazione dell’acqua piovana. Dall’alto delle torri, l’ampia visuale sul mare solcato dai velieri di commercianti e pirati e sull’entroterra permetteva di scorgere da lontano l’avanzata di un pericolo, dare l’allarme col suono delle campane ed organizzare le difese per tempo.
C’erano feritoie e beccatelli per permettere ai difensori di combattere restando riparati; Castel Gavone era una fortezza inespugnabile, perduta solo una volta, dopo due lunghi e cruenti anni d’assedio, quando il traditore Giacomo Pico da Bardineto, in una notte del 1448, aprì le porte del borgo all’esercito nemico, permettendo ai Genovesi di entrare e mettere a ferro e fuoco tutto quello che trovarono.
L’orgoglio ed il valore del marchese Giovanni I del Carretto permise la riconquista del Marchesato; il borgo fu restaurato ed il castello ampliato e rinforzato, con l’aggiunta di un rivellino, mura molto spesse e scarpate per resistere ai colpi dell’artiglieria, un complesso sistema di fossati, due ponti levatoi e nuove torri di avvistamento.
Nel XVII secolo il Marchesato di Finale fu venduto alla corona spagnola; circa un secolo dopo Genova riuscì ad impadronirsene a caro prezzo. Per rendere l’antica e gloriosa fortezza inoffensiva la demolì. Era il 1715; tremende esplosioni scossero il Becchignolo, alzando nuvole di polvere mentre le spesse mura venivano divelte.
Le rovine giacquero abbandonate per più di due secoli, poi furono messe in sicurezza, per permettere ai visitatori sempre più numerosi, di visitarne gli ambienti, ammirare i resti degli affreschi e l’eleganza, ancora leggibile, della piazza d’armi rinascimentale. Conquistati dall’atmosfera e dalla bellezza di scorci e paesaggi, ci lasciamo ammaliare dai riverberi dell’acqua che scorre all’interno della cisterna ed affascinare da queste antiche vestigia, testimoni di battaglie, storie d’amore e tradimenti.
Finalborgo, Finale Ligure, Castel GavoneQui forse soggiornò Corradino di Svezia nel 1267, prima di imbarcarsi dal porto di Finale per andare a riconquistare il regno usurpato da Carlo D’Angiò; qui, nel 1453, vissero Giovanni I del Carretto e la sua giovane sposa, la marchesina Biscontina, ricevendo nelle sale rivestite di arazzi gli aristocratici e gli ambasciatori che venivano a far loro visita.
Si dice che i soldati che sacrificarono la vita per difendere il Marchesato veglino ancora su questo castello e che talvolta il fantasma del traditore Pico da Bardineto si aggiri irrequieto nei suoi dintorni: quando il marchese Giovanni I del Carretto riconquistò Finale, Pico fu arrestato e giustiziato per le sue malefatte. La sua testa fu infilzata su una picca ed esposta come monito fuori della Porta Testa; il suo corpo fu seppellito vicino a Castel Gavone, dove aveva servito come scudiero. Da allora, nelle notti di luna piena, il fantasma cerca la propria testa senza trovare pace; non ha una bocca per gemere, né per chiedere perdono; la sua presenza è tradita dal fruscio dei cespugli tra i quali egli conduce la propria ricerca.

Città Finalborgo (Finale Ligure)

Provincia Savona

Regione Liguria

Coordinate GPS 44°10′33.75″N 8°19′43.97″E

Come arrivare

In auto: da Savona. Autostrada A10/E80 in direzione Ventimiglia, proseguire fino all’uscita Feglino. Prendere la Strada Provinciale SP27 a Finale Ligure e seguirla per circa 5 km fino a Finalborgo.

In treno: Stazione di Finale Ligure.

In autobus: Finale Ligure è servita da TPL Linea. Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito web https://www.tpllinea.it/.

Cosa visitare nei dintorni

Varigotti (SV)
Noli (SV)

Per saperne di più

È possibile trovare molte informazioni utili su Finalborgo sul sito internet: https://www.centrostoricofinale.com/.

Finalborgo è iscritto al club “I Borghi più belli d’Italia”; se vuoi scoprirne altri potrebbero interessarti anche gli articoli raccolti nella sezione:
– https://www.travel-experience.it/category/club-borghi-piu-belli/

Finale Ligure è stata insignita della Bandiera Blu; se cerchi altre mete riconosciute a livello internazionale per le loro qualità ambientali ed eco-sostenibilità, potrebbero interessarti anche:
– Arona (NO), con il Parco della Rocca ed il Sancarlone
Camogli (GE) ed il vicino monastero di San Fruttuoso
Castelsardo (SS)
– Gardone Riviera (BS), vicino al Vittoriale degli Italiani
– Marina di Ginosa (TA) e la Torre Mattoni
Noli (SV)
Numana (AN), con il monumento dedicato allo sciabegotto
Ostuni (BR)
Sperlonga (LT)
Varigotti (SV) e la baia dei Saraceni

Castel Gavone è stato ritratto nella celebre serie filatelica i “Castelli d’Italia”. Se cerchi soggetti simili, potrebbero interessarti anche:
– 20 L. Castel del Monte, ad Andria
– 50 L. Rocca di Calascio, a L’Aquila
– 80 L. Castello di Sabbionara
– 180 L. Castel Gavone a Finalborgo
– 700 L. Castello d’Ivrea
– 850 L. Castello di Arechi, a Salerno
– Biglietto postale da 300 L. Castello della Rancia
– Cartolina postale da 500 L. Castello di Monselice
– Cartolina postale da 650 L. Castello di Acaya
– Valore complementare: 50 L. Castello di Scilla

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– Le torri di Pacentro (AQ)
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