A Cavallo tra la Valtellina e l’alta Val Brembana, le trincee del passo Dordona sono una testimonianza della Prima Guerra Mondiale.
Sembrano invitanti terrazze panoramiche ma sono postazioni per l’artiglieria, nate per ospitare cannoni e mitragliatrici puntate verso valle per difendere i confini.
Al di là del muro a secco, fatto di pietra chiara locale, si estende un vasto panorama verde, solcato da sentieri di sassi e terra battuta. In lontananza echeggia lo scampanio delle mucche al pascolo.
Siamo sul passo Dordona, oltre duemila metri sul livello del mare, a cavallo tra l’alta Val Brembana e la Valtellina che si estendono sotto di noi a perdita d’occhio.
In piedi sul gradino costruito per permettere ai soldati di sporgersi oltre il parapetto, mi guardo intorno.
Sono all’interno di una trincea della prima Guerra Mondiale, voluta dal generale Cadorna come ulteriore linea di difesa per proteggere la Frontiera Nord al confine con la Svizzera nel caso di un attacco nemico proveniente dal passo del Tonale o dallo Stelvio. Questa trincea faceva parte di un’ingente opera di fortificazione dal Verbano al Varesotto, attraverso la Valtellina, lungo il crinale orobico fino al Mortirolo bresciano in alta Valle Camonica. All’epoca si temeva che la Germania potesse invadere la Svizzera così come aveva fatto con il Belgio, incurante della sua neutralità.
I lavori iniziarono nel 1916 e fu impiegata la Milizia Territoriale, aiutata da maestranze locali e, quando necessario, da imprese civili. In meno di un anno portatori, muratori e scalpellini scavarono la roccia per ricavare ripari, costruirono strade carrabili e mulattiere e tirarono su muri a secco alti quanto un uomo, usando la pietra locale. Realizzarono un vero e proprio fortino, perfettamente mimetizzato nel paesaggio circostante.
Un’apertura nella roccia permette l’entrata in una caverna artificiale, una specie di bunker, che faceva da ricovero per i soldati; al centro il soffitto è abbastanza alto da poterci stare in piedi comodamente. L’antro è illuminato dalla luce che filtra dalle vie di accesso; uno stretto sentiero di terra battuta vi gira intorno su due livelli di trincea, delimitato verso l’esterno da un gradino di pietra e dal muretto compatto a meno di aperture cieche che sembrano feritoie ma sono vani portamunizioni.
Infine i soldati si stabilirono qui, sempre pronti ad intervenire in caso di attacco nemico.
Vivere in trincea non era facile: non c’erano comodità, né acqua corrente, né energia elettrica. Per far luce i soldati dovevano ingegnarsi come potevano, costruendo lampade e candele con quello che trovavano; per riscaldare il rancio potevano accendere il fuoco all’interno della caverna, uscendone neri di fuliggine ed intossicati. L’acqua e la neve fresca davano loro da bere ma trasformavano la terra in fanghiglia scivolosa. In inverno e per molti mesi all’anno, la temperatura scendeva di decine di gradi sotto lo zero e scaldarsi non era facile.
Fortunatamente l’orrore della Grande Guerra non arrivò mai tra queste valli ma i battaglioni di stanza qui e sulla Linea Cadorna in generale furono mandati ad est a combattere. Al loro posto ne giunsero altri, appartenenti alle Fiamme Gialle, ma presto anche questi furono mandati in prima linea sul Piave a “scrivere pagine di sangue”. Lo stesso successe agli alpini, ai militari del genio, agli artiglieri; qui rimasero di presidio le compagnie di ripiego dal fronte finché le trincee non furono completamente abbandonate.
Ormai sono rimasti a fare sentinella alcuni arbusti e dei licheni che ingialliscono le pietre. Affiorano tra le rocce rododendri, mirtilli e felci, agenti della natura che rivendica i suoi spazi.
Nel 2003 un gruppo di volontari ha documentato i lavori di restauro, dalla ricostruzione di un muro a secco sulla prima linea a quella della scalinata sulla trincea bassa.
Si sono presi cura di questo sito, sopravvissuto a chi ci ha vissuto, che testimonia un capitolo di storia accaduto appena un secolo fa, anche se forse, visto attraverso i libri di storia, può sembrare molto più lontano.
Tra queste pietre, giovani uomini strappati dalle loro case, hanno patito il freddo, condiviso speranze, scoperto cosa è la paura.
Con questi pensieri volgo le spalle ai fruscii del vento e ritorno sul sentiero. C’è una strada che scende dolcemente verso la Valtellina ed in mezz’ora porta al rifugio Dordona. Un bicchiere di latte ed una fetta di torta saranno il giusto premio per la lunga camminata.
Dove Trincee della Linea Cadorna presso il Passo Dordona, a cavallo tra l’alta Val Brembana e la Valtellina
Provincia Bergamo
Regione Lombardia
Coordinate GPS 46°03′48.48″N 9°45′47.33″E
Come arrivare al Passo Dordona da Foppolo
A piedi: da Foppolo. Seguire il sentiero 202 che passa accanto all’Hotel des Alpes.
In auto: da Foppolo parte la strada carrabile che sale fino al Passo Dordona e prosegue oltre il Rifugio Dordona. Per accedervi è necessario munirsi di un permesso di transito, acquistabile in molti punti a Foppolo, ed avere un’auto a trazione integrale e fondo alto, tipo jeep. Alternativamente, dal piazzale alto di Foppolo parte un servizio navetta a pagamento.
Come arrivare a Foppolo
In auto: da Milano e da Bergamo. Seguire l’ autostrada A4 Milano-Venezia fino all’uscita di Dalmine; proseguire fino a Villa d’Almè, prendere la Provinciale della Valle Brembana in direzione di San Pellegrino Terme e proseguire. Superata Branzi, al bivio prendere la strada di sinistra (quella di destra porta a Carona) e proseguire fino a destinazione.
In treno: Stazione ferroviaria di Bergamo; da qui è possibile usufruire del servizio di collegamento giornaliero messo a disposizione dalla Bergamo Trasporti.
In autobus: Foppolo è collegata a Bergamo dalla Bergamo Trasporti. Per maggiori informazioni su orari e prezzi è possibile visitare il sito internet http://www.bergamotrasporti.it/ricerca.asp .
Cosa visitare nei dintorni a piedi
– Il lago delle Trote
– Il rifugio Montebello con la sua terrazza panoramica
– Foppolo (BG)
– i segnavia del CAI indicano molte altre mete…Cosa visitare nei dintorni in auto
– Branzi (BG)
– Pagliari di Carona (BG)
– Cornello dei Tasso (BG)
– San Pellegrino (BG)Per saperne di più
È possibile trovare molte informazioni utili sulle trincee del Dordona sul sito internet: https://bergamo.corriere.it/notizie/cultura-e-spettacoli/.
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