A Carnevale ed in Giugno, il piccolo borgo antico di Maccagno mette in scena una leggenda che legittima la grande autonomia e ricchezza di cui ha goduto fino all’arrivo di Napoleone.
In piedi su una barca, Ottone I, l’Imperatore del Sacro Romano Impero, saluta la folla venuta ad accoglierlo. Sul molo, il Podestà di Maccagno lo attende, pronto ad inchinarsi al suo cospetto ed a offrirgli le chiavi della città.
Scortati da un esercito di giovanissimi soldati armati di picca e scudo oblungo, l’Imperatore, la sua consorte e le autorità aprono il corteo. Li seguiamo anche noi, mescolandoci alla folla, accompagnati da stendardi colorati e dal ritmo suonato dalla banda.
Arriviamo così alla piazza principale, dove l’Imperatore si affaccia da un alto balcone e legge il suo proclama:
“Popolo di Maccagno, l’imperatore Ottone I vi saluta.
Il maltempo e la sorte mi hanno portato fino a voi, reduce dal guerreggiare. Voi mi avete tratto in salvo dal turbinio delle onde, accolto ed onorato con la consegna delle chiavi della città.
Io, Ottone imperatore, decreto ed ordino nell’anno 962 che Maccagno sia feudo imperiale, corte regale con diritto alla zecca per battere moneta. Inoltre tutti i Maccagnesi saranno esenti da tasse o tributi presenti e futuri.
Così ho deciso, così sia.”
Tra gli applausi generali inizia la grande festa ed il corteo imperiale riprende a fluire tra le vie del borgo antico, fino alla piazza dove viene servito il “risött e lüganega”.
In questo modo Maccagno celebra e mette in scena un’antica leggenda che ne legittima la grande autonomia fiscale, economica, giurisdizionale ed amministrativa avuta nei secoli. Essendo stata feudo imperiale, infatti, doveva rispondere direttamente all’Imperatore e per questo ebbe grandi privilegi.
Pur essendo un centro molto piccolo, appena un’ottantina di ”fuochi”, Maccagno aveva il permesso di tenere un mercato e battere moneta.
Ecco l’edificio della zecca, risalente al XVII secolo e costruito su due livelli; l’attività produttiva si svolgeva al pian terreno e la vicina roggia facilitava lo smaltimento del liquame di scarto. Fu in uso dal 1622 al 1668 e, con l’avallo degli stessi feudatari, qui si stampavano anche soldi falsi, “valute contraffatte, italiane e straniere, capillarmente distribuite sulle piazze finanziarie del ducato ambrosiano, in Olanda, Belgio, Francia, oltre che nel perimetro dell’Impero”. I falsi avevano un contenuto di metallo prezioso un po’ al di sotto di quello di altri esemplari, permettendo allo zecchiere ed ai Mandelli di intascare la differenza; essendo confezionati ad arte era davvero difficile riuscire a distinguerli.
Oltre alle valute contraffatte, ai falsari di Maccagno sono attribuiti dei finti diplomi che retrocessero l’origine delle concessioni imperiali di oltre due secoli, collegandole alla data di incoronazione di Ottone I per aumentarne l’importanza e garantirne l’inviolabilità. Forse, la gratitudine dell’Imperatore per il salvataggio avvenuto tra le acque del Lago Maggiore durante una tempesta fu solo una leggenda alimentata dai conti Mandelli.
I vicini, Milanesi, Sabaudi e Ticinesi, vedevano il piccolo feudo come un paradiso fiscale dove fare speculazioni economiche, stabilire empori o nascondersi dalla giustizia e Maccagno cercava di difendersi esibendo il proprio diritto di autonomia.
Una passeggiata per via Mameli svela un certo benessere economico tra le facciate dei palazzi, con portali in pietra, archi in conci, ballatoi in legno, torrette merlate, giardini all’italiana aperti verso il lago. Al di sotto dell’intonaco sono stati riportati alla luce tracce di motivi ornamentali, immagini votive, stemmi araldici. Quello della famiglia Mandelli, conti di Maccagno Inferiore dal 1210 per concessione imperiale, in origine era accompagnato da tabelle merceologiche che segnavano il limite dei dazi per i prodotti smistati sulle rive.
Via Mameli procede acciottolata e sinuosa, parallela a via Della Bella, da dove si scorgono le merlature ghibelline del castello; le due strade sono collegate da ripide scalette dall’aspetto medievale, portici e scorci suggestivi.
Catturano lo sguardo anche i portoni e cancelli dipinti nel 2016 durante l’evento “Porte dipinte per il borgo di Maccagno – Camminando nell’Arte”, a cura dell’associazione “Il ponte degli Artisti”, guidata da Savi Arbola e in collaborazione con l’Amministrazione comunale. Tra paesaggi lacustri, voli d’uccelli, un ragazzo seminudo con in mano il modellino di un aereo, nuove storie si aggiungono a quelle narrate nei numerosi cartelli informativi che raccontano la storia del borgo e dei sui palazzi.
Città Maccagno
Provincia Varese
Regione Lombardia
Coordinate GPS 46°03′N 8°44′E
Come arrivare
Maccagno si trova sulla sponda est del Lago Maggiore, pochi chilometri a nord di Luino.
Tutte le informazioni aggiornate per raggiungere Maccagno sono disponibili sul sito istituzionale del Comune: http://www.comune.maccagno.va.it/informazioni/trasportiCosa visitare nei dintorni
– Luino (VA).
Per saperne di più
È possibile trovare tutte le informazioni relative a Maccagno sul sito internet: https://www.in-lombardia.it/it/turismo-in-lombardia/varese-turismo/borghi-varese/maccagno
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