Situata nella Valle del Po, a quota seicentocinquanta metri sul Monte Bracco, Balma Boves è una minuscola borgata antica, perfettamente conservata, che offre uno spaccato di vita frugale, ai limiti della sussistenza, ma autentica.
Una passeggiata di mezz’ora lungo una strada per lo più pianeggiante che attraversa boschi di castagno e supera cespugli di azalee prima di diventare panoramica; poi, oltre una curva, in alto, proprio di fronte a noi, appare un edificio di pietra seminascosto nel verde, con un ballatoio di legno ed uno spiazzo di fronte a sé, dove si è raccolto un piccolo gruppo di persone.
Seguiamo il sentiero a ridosso di una parete rocciosa, passando sotto ad una cascatella ed arriviamo così alla nostra destinazione.
Balma Boves è una borgata minuscola, ricavata all’interno di un anfratto, su uno sperone roccioso; in alto è protetta da una sporgenza della montagna, la “balma” nell’idioma locale, che sembra una conchiglia che custodisce la sua perla. In questo piccolo spazio ci stanno giusto tre case dai tetti piatti, dove per secoli hanno vissuto altrettante famiglie con i loro animali, conducendo una vita molto dura, ai limiti della sussistenza, ma autentica.
Le porte e le finestre sono aperte, permettendoci di dare uno sguardo ad un’abitazione concentrata in una stanza, con pochi mobili essenziali: un letto, una credenza con le stoviglie, un tavolo e delle sedie. Difficile credere che in quel letto modesto abbiano dormito sei persone insieme: una coppia di adulti ed i loro quattro figli piccoli.
Lo spazio a disposizione era poco ma ben organizzato; tutto veniva riutilizzato senza sprechi ed era assolutamente ecologico.
C’era una stalla con la mangiatoia per le capre, qualche mucca e le chiocce coi pulcini; sul tetto erano ricavati il fienile ed una conigliera. Il “secou”, l’essiccatoio per le castagne, si riconosce dal graticcio di legno appena sotto il soffitto scurito dalla fuliggine.
C’era una cantina con le botti in legno per conservare il vino ricavato da una piccola vigna di uva americana che cresceva vicino; nella parte più alta del sito c’erano un forno comune a legna ancora utilizzabile ed una fontana che raccoglieva l’acqua da una sorgente.
Le ceste per il trasporto delle castagne e le gerle per il fieno e le foglie secche descrivono giornate faticose trascorse con la schiena piegata; gli attrezzi da lavoro raccontano di patate, segale e lenticchie coltivate nei piccoli terrazzamenti poco più in alto.
Gli ultimi abitanti, nel film-documentario di Fredo Valla “la Barma”, nel 2013 ricordano la loro quotidianità fatta di piccole cose, come quel burro buonissimo preparato dalla loro madre ed il formaggio di latte di capra che mangiavano senza pane. Facevano colazione con latte appena munto e due o tre castagne. Mangiavano polenta e una minestra di riso preparata con molto latte, tanto che diventava una poltiglia; a volte la madre faceva bollire le castagne nel paiolo di rame e ci metteva sopra le patate tagliate. Il piatto della domenica erano patate stufate. Quando la madre faceva il pane, cuocendo la farina di mais nel forno a legna, era una festa.
Di solito cenavano nel “secou” ma quando faceva freddo andavano a mangiare il minestrone nella stalla, seduti su panche di legno.
Dopo cena si riunivano nello spiazzo davanti alla loro casa, seduti sul muretto dove ora siamo noi, e cantavano insieme e recitavano filastrocche.
Giocavano a nascondino o rincorrendosi, arrampicandosi e saltando tra le rocce con l’agilità di chi è nato ed è cresciuto tra i monti; giocattoli non ne avevano, tranne una bambola fatta con un martello per affilare la falce ed un po’ di stoffa per vestirla.
Da bambini andavano a piedi alla scuola elementare a Robella, giù nella valle, con le pesanti cartelle di legno; ricordano con tenerezza quando si fermavano a raccogliere un mazzolino di narcisi per regalarlo alla maestra buona.
Smisero presto di studiare per andare a lavorare: a nove anni una bambina poteva già offrirsi come domestica o bracciante; i maschi, più forti, si caricavano sulle spalle dei barilotti d’acqua per portare da bere ai lavoratori delle cave di pietra in cima al monte Bracco.
Non avevano l’elettricità, né la comodità di un bagno; il ricordo della doccia sotto la cascatella è stato condiviso con un brivido, non perché l’acqua fosse gelida ma perché al contatto sulla pelle le stille sembravano sassi.
La madre lavava i panni nel torrente anche d’inverno, quando lo strato di ghiaccio era spesso una spanna e lo si doveva rompere a colpi di mazza.
Nei mesi più caldi d’estate spesso mancava l’acqua.
La prima pastasciutta cotta con la stufa a gas, quando ormai erano adulti, fu una grande conquista.
Era il 1961 quando Giuseppe, l’ultimo della famiglia Elne, disse a sua madre di essere stufo di quella vita; vendettero tutto, animali compresi e se ne andarono a vivere a Rocchetta.
Nel 2002 il comune di Sanfront acquistò Balma Boves e, dopo un attento lavoro di restauro, lo trasformò in un museo a cielo aperto della vita contadina.
Oggi Balma Boves è inserita nel circuito dei “Castelli Aperti” del Basso Piemonte; vi si organizzano eventi come letture animate, escursioni notturne e visite guidate per tramandare i ricordi degli ultimi abitanti della Balma e la loro vita in questo luogo aspro e spettacolare, ancora capace di incantare con i suoi colori ed i suoi silenzi.
Città Balma Boves, borgata di Sanfront (CN)
Provincia Cuneo
Regione Piemonte
Coordinate GPS 44°39′57.48″N 7°18′46.03″E
Come arrivare
Balma Boves è raggiungibile solo a piedi, lungo sentieri ben curati che partono da Rocchetta o Mombracco, entrambe frazioni di Sanfront. Per informazioni più dettagliate per raggiungere Balma Boves, è possibile consultare il sito internet: http://www.balmaboves.it/accesso/
Cosa visitare nei dintorni
– Ostana (CN)
– Saluzzo (CN)
– Il Castello della Manta (CN)
– Il sito archeologico di Bene Vagenna (CN)Per saperne di più
Tutte le informazioni su Balma Boves sono sul sito internet: http://www.balmaboves.it/.
Balma Boves è stata inserita nel circuito “Castelli Aperti” del Basso Piemonte; maggiori informazioni si possono trovare qui: https://www.castelliaperti.it/it/.
In “Barma”, di Fredo Valla, gli ultimi abitanti di Balma Boves raccontano la vita nella borgata; le loro testimonianze sono raccolte in dialetto e sottotitolate e si possono trovare in questo video:
– https://www.youtube.com/watch?v=GLnT89Gy-5MSe cerchi altri luoghi autentici, testimoniati dai loro abitanti, potrebbero interessarti anche i seguenti articoli con i relativi contenuti linkati:
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– https://www.travel-experience.it/2017/10/18/i-sassi-di-matera-mt/
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