Nella Marsica, all’interno del Parco Naturale Regionale Sirente Velino, Alba Fucens è un sito archeologico ricco di storia e di fascino.
C’era una volta il lago Fucino. Era così grande che Strabone lo descrisse come “un mare trasportato tra i monti”; per estensione era il terzo lago italiano, dopo il Garda e il Maggiore.
Ricopriva una vasta conca appenninica circondata da rilievi montuosi. Non era molto profondo ma grande era il suo splendore ogni mattina, all’alba, quando rifletteva i primi raggi del sole.
Grati per tanta bellezza, i seimila coloni romani che avevano occupato la zona eressero un tempio al dio Apollo e chiamarono la loro città Alba Fucens. Questa era piccola ma strategica, una roccaforte romana nell’allora territorio degli Equi, un avamposto importante dal quale riuscire a raggiungere qualsiasi destinazione del centro Italia con un massimo di sette giorni di marcia.
Alba Fucens fu fondata nel 303 prima di Cristo, costruita sfruttando tre colline poco a nord della Via Tiburtina Valeria, a quasi mille metri di altitudine, per controllare il territorio circostante e perché fosse più facilmente difendibile. Fu circondata da possenti mura interrotte da quattro porte d’accesso; al suo interno il foro, la basilica per amministrare la giustizia, il mercato, le terme, le botteghe artigiane ed il teatro si affacciavano lungo la strada principale mentre il quartiere residenziale era più defilato. C’era anche un santuario dedicato ad Ercole, affacciato su un’ampia piazza porticata, con la colossale statua di marmo, l’Ercole Epitrapezios, che lo raffigura seduto ad un banchetto ma con la clava ancora stretta nella mano destra, sempre pronto a combattere.
Lungo la Via del Miliario, un cippo con due gladiatori in bassorilievo segnava una distanza, in miglia, corrispondente a circa cento chilometri da Roma.
Nonostante assedi e guerre sanguinose, Alba Fucens non fu mai espugnata. Anzi: fu alleata dei Romani nel corso della III guerra sannitica, favorendo così la vittoria di Sentinum nel 295 a.C. e da qui, nel 211 a.C., partirono le coorti che salvarono Roma dall’avanzata di Annibale, quando parte dell’esercito cartaginese era accampato appena fuori delle sue mura.
Nella IV filippica Cicerone riconobbe le qualità di Alba Fucens, affermando che era una “città situata in un luogo favorevole, ben difesa, prossima a Roma, abitata da uomini fortissimi, eccellenti e fedelissimi cittadini”.
Il periodo di massimo splendore arrivò in epoca imperiale, connotato da prosperità economica ed un’intensa attività edilizia. Nella prima metà del I secolo d.C. fu costruito, scavandolo nella collina, l’anfiteatro. Era capace di contenere fino a cinquemila spettatori, coprendo una superficie che è circa la metà rispetto a quella del Colosseo. Ha un’acustica perfetta ed è circondato da uno scenario spettacolare, nel quale spicca il massiccio del Velino con le sue vette gemelle. Fu l’ultimo monumento pubblico regalato ad Alba Fucens da un suo cittadino illustre: Macrone, che, dopo aver fatto carriera come prefetto al pretorio sotto l’imperatore Tiberio, finì in disgrazia sotto Caligola ed accettò il suo ordine di suicidarsi, lasciando nel testamento una donazione alla città tale da poterlo costruire. È ancora oggi utilizzato per spettacoli e festival culturali.
Sotto l’impero di Claudio fu realizzata una grandiosa opera di ingegneria idraulica, intesa a regolarizzare i livelli idrici del lago Fucino. Furono scavati sei chilometri di gallerie sotterranee per convogliare le acque in eccesso e, in occasione della loro inaugurazione, per dare spettacolo, sulle acque del lago di svolse una battaglia navale tra due flotte di gladiatori.
Terremoti, invasioni barbariche e dissesti idrici aggravati dalla mancanza di manutenzione delle opere causarono il declino ed il progressivo abbandono di Alba Fucens. La popolazione si trasferì altrove, più in alto, allontanandosi dalle vie di comunicazione che ormai favorivamo l’arrivo di razziatori e la città fu dimenticata e lentamente sepolta da strati di terra e vegetazione.
Dopo quasi mille anni di oblio, dal 1949, per quasi un trentennio, una campagna di scavi portata avanti da una missione archeologica belga la riportò alla luce. Lentamente sono riemerse le fondamenta dei suoi palazzi, le sue strade con i segni del passaggio di carri, perfino i suoi passaggi pedonali.
Dal 2006, per volere della Sovrintendenza archeologia d’Abruzzo, sono ripresi i delicati lavori in gran parte manuali, con picconi, spatole e pennelli per liberare dalla coltre di terra e del tempo i preziosi frammenti del passato. Monete, vasi e mosaici sono stati rinvenuti anche di recente e chissà quali altri tesori giacciono ancora sepolti, in attesa di essere trovati e poter raccontare la loro storia.
Città Alba Fucens
Provincia L’Aquila
Regione Abruzzo
Coordinate GPS 42°04′47.47″N 13°24′40.66″E
Come arrivare
In auto: il sito archeologico si trova ad Albe, nei pressi della Strada Provinciale SP24 per Alba Fucens. Informazioni dettagliate sono sul sito: https://www.albafucens.info/mobile/mobile_come_arrivare_territorio.htm.
Cosa visitare nei dintorni
– La Chiesa di San Pietro;
– Il borgo medievale di Alba Fucens;
– I resti del castello Orsini;
– Aielli, borgo dipinto
– AvezzanoPer saperne di più
È possibile trovare tutte le informazioni relative al sito archeologico di Alba Fucens sul sito internet: https://www.albafucens.info/mobile/mobile_index.htm
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– https://www.travel-experience.it/category/archeo/Più di duemila anni fa, Strabone viaggiò a lungo, arrivando a vedere il lago Fucino ed a visitare parecchi altri siti del territorio italico. Di seguito riporto gli articoli su altrettante mete descritte dal famoso geografo e storico greco:
– Parco Villa Gregoriana a Tivoli (ROMA)
– Sperlonga: la piccola fenice (LT)
– L’ultimo abbraccio di Pompei (NA)
– Metaponto antica si racconta (MT)
– Scilla tra storie di pescatori, pirati e marinai (RC)
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