Poco distante dal promontorio del Gargano, l’arcipelago delle Tremiti è composto da cinque isole, delle quali solo due sono abitate e visitabili. Quella di San Nicola, circondata dal blu intenso e sconfinato del mare, è un centro storico affascinante, dall’atmosfera suggestiva.
Nibbio è al timone. Pilota la sua barca sicuro tra le scogliere delle isole Tremiti.
Ci indica le bellezze naturali, sagome di animali scolpite nelle rocce dalle intemperie, le grotte, il promontorio del Gargano che appare come un’ombra scura all’orizzonte. Ferma la barca nelle calette più belle e riparate raccontandoci storie ed aneddoti; attira i pesci con piccoli pezzi di pane e ci aspetta mentre facciamo il bagno. L’acqua è limpidissima e fresca, di un bel blu intenso che sfuma nel verde. Là dove il fondale è poco profondo, il sole vi disegna larghe maglie dorate che paiono danzare tra le onde.
L’isola di San Domino è la più grande, verde di pini d’Aleppo e di macchia mediterranea; un largo sentiero di ghiaia ed aghi di pino l’attraversa da una costa all’altra passando tra la vegetazione ed offrendo punti panoramici a picco sul mare. È il centro di accoglienza turistica dal quale ci siamo imbarcati e nel quale alloggiamo.
Giusto di fronte c’è Cretaccio, un’isola piccola, spoglia, gialla e disabitata. Poco oltre c’è l’isola di San Nicola, il centro storico, municipale ed amministrativo dell’arcipelago.
Si narra che nel III secolo vi giunse un eremita al quale la Madonna apparve in sogno, indicandogli il luogo dove erano sotterrate grandi ricchezze da usare per costruire una chiesa. Secondo una leggenda, il tesoro proveniva dalla tomba di Diomede, l’eroe acheo che, dopo aver combattuto nella guerra di Troia, giunto in questo tratto di mare, diede origine all’arcipelago delle Tremiti gettando in acqua dei grandi massi che riemersero sotto forma di isole.
Nel IX secolo, un gruppo di monaci benedettini, provenienti dall’abbazia di Montecassino, si trasferì qui per vivere in povertà, isolamento e preghiera. Nel giro di due secoli trasformarono il piccolo santuario in quella che ancora oggi è la più grande abbazia del Mediterraneo sul mare. Consacrarono la nuova chiesa nell’anno 1045 e la dedicarono a Santa Maria del Mare.
È quella in cima all’isola: la sua semplice facciata a capanna in stile romanico-pugliese emerge al di sopra di una cinta muraria; è in pietra chiara, all’esterno porta ancora i segni lasciati dai bombardamenti che la flotta dell’ammiraglio Nelson tirò dal largo della Cala degli Inglesi contro i murattiani che avevano trovato rifugio nell’abbazia; all’interno conserva ancora un bel mosaico policromo pavimentale del XI secolo ed un grande crocifisso antico, alto più di tre metri, arrivato prodigiosamente fin qui a bordo di una piccola nave senza vele, né remi, né qualcuno a guidarla.
I monaci benedettini accumularono grandi ricchezze vendendo acqua dolce alle navi di passaggio; raccoglievano e immagazzinavano l’acqua piovana nei numerosi pozzi ancora presenti. Oggi le precipitazioni sono scarse, il dissalatore non funziona e l’isola, che è priva di fonti, riceve l’acqua dolce dalla terraferma, portata da una nave cisterna.
Nel XIII secolo ai monaci benedettini succedettero i cistercensi, che continuarono a prosperare per un paio di secoli, durante i quali il complesso monastico fu ulteriormente ampliato e fortificato. Un giorno, correva l’anno 1334, il pirata dalmata Almogavaro chiese il permesso di attraccare la sua nave presso l’isola e sbarcare per celebrare il funerale di uno dei suoi compagni. I frati accettarono a patto che i pirati non portassero armi. La bara fu condotta solennemente in processione e grande fu l’orrore quando fu aperta e al suo interno, al posto di un cadavere, i monaci videro le spade che i pirati usarono per trucidarli e spogliare il santuario di tutte le ricchezze.
Presso il piccolo porto di San Nicola, una spiaggetta è addossata alle mura di cinta che sono parte del complesso sistema difensivo, articolato in torri di guardia e d’avvistamento, a base rettangolare e circolare, che difendono l’isola dai pericoli del mare e controllano la mulattiera che sale veloce fino al centro del paese. Le feritoie, dai quali sparavano gli archibugi, sembrano tanti occhi aperti e vigili.
Una volta in cima, non prestiamo molta attenzione alla piazza principale ma ci affacciamo subito dai bastioni per godere della vista sul mare perfettamente blu, punteggiato da barche e gommoni che vi galleggiano placidamente.
Alle nostre spalle, la chiesa di Santa Maria del Mare sembra chiamarci. È lì che ci dirigiamo, salendo i bassi gradini che portano rapidamente all’interno del castello angioino dei Badiali, la fortezza abbaziale. Procediamo oltre quello che fu un ponte levatoio, sotto una torre a base circolare munita di caditoie, dalla cui sommità l’artiglieria era pronta a sparare. Entriamo in una cittadella fortificata che pare impenetrabile e, dal percorso tortuoso ed in salita che la attraversa, offre altri punti panoramici mozzafiato.
Arrivati alla chiesa ci rendiamo conto che la nostra visita è solo all’inizio: alle sue spalle si estende l’intero complesso abbaziale. Una porticina ci introduce in un cortile e poi nel chiostro, sul quale si affacciavano tutti i locali adibiti alla vita comunitaria, come il dormitorio, il refettorio, la biblioteca e la sala capitolare. Il porticato, scandito da un elegante colonnato, è incorniciato da una lunga scritta in latino inneggiante l’eternità di questo luogo sacro, nel quale risuonavano cori e preghiere.
Attraversiamo numerose sale, dai soffitti alti, alcune abbandonate al degrado. Poi ecco, all’improvviso, ci troviamo a scendere vertiginosamente lungo una sella scavata nella roccia, che sale poi altrettanto repentinamente verso la parte più alta dell’isola, un pianoro lungo e stretto dove ha sede un eliporto. Da qui, l’isola mostra tutta la sua terribile e affascinante desolazione: non c’è neppure un albero sotto il quale rifugiarsi dal sole battente e, ad oriente, lo sguardo si perde nel blu del mare senza incontrare altro fino all’orizzonte.
Solitudine, isolamento, ecco cosa offrì quest’isola tanto bella quanto dura da vivere, prima di diventare un capoluogo abitato ed un’importante attrazione turistica. Fu utilizzata come confino fin dall’ antichità: nel I secolo vi fu imprigionata a vita Giulia, nipote dell’ imperatore romano Augusto, come punizione per i suoi adulteri. Sette secoli dopo fu la volta di Paolo Diacono, reo di aver congiurato contro il suocero Carlo Magno.
Poi vennero i deportati del Regno delle Due Sicilie, quei galeotti, “guappi” e “vagabondi” che re Ferdinando II di Borbone incentivò a restare qui anche dopo aver scontato la pena. Da qui trae origine il dialetto napoletano parlato dai tremitesi.
Poi l’isola fu colonia penale sotto il regno d’Italia; dal 1940, ospitò forzosamente gli esiliati del fascismo; Sandro Pertini vi fu incarcerato per alcuni giorni, proprio accanto ad Amerigo Dumini, uno degli assassini di Giacomo Matteotti.
Lucio Dalla, che qui ebbe casa, vi trovò ispirazione e vi scrisse grandi successi.
“Dalla sua cella lui vedeva solo il mare … E sognò la libertà” recita il testo della canzone “La casa in riva al mare”, che ritrae la vita ed i pensieri di chi, prigioniero, fu “solo in mezzo al blu”.
Città Isola di San Nicola
Provincia Foggia
Regione Puglia
Coordinate GPS 42°07′20″N 15°30′36″E
Come arrivare
L’arcipelago delle isole Tremiti è composto da cinque isole, delle quali solo due sono visitabili: San Domino e San Nicola.
Tutte le informazioni utili per raggiungerle sono dettagliate nel sito: https://www.isole-tremiti.net/.Cosa visitare nei dintorni (collegamenti diretti)
– Ortona (CH)
– Vasto (CH)
– Termoli (CB)
– Vieste (FG)
Per saperne di più
È possibile trovare tutte le informazioni relative all’accessibilità al parco delle cascate, orari di apertura e di rilascio delle acque, costi del biglietto e molto altro sul sito internet: https://www.tremiti.eu/isole/home.aspx.
Il castello angioino dei Badiali è accessibile sempre e gratuitamente. Se ti appassionano i castelli, le rocche e le fortezze italiani visitabili, potrebbero interessarti anche gli articoli raccolti nella sezione:
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Se cerchi i luoghi italiani immortalati nel celebre ciclo filatelico emesso a partire dal 1974, ne troverai molti nella sezione dedicata:
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