“Vien chiamato castagnaio impunemente chi raccoglie castagne o chi ne vende”; è un mestiere antico che purtroppo sta scomparendo. È chiamato con tanti nomi quanti sono i dialetti parlati nei luoghi nei quali questi ambulanti si recano per vendere i loro prodotti, secondo la tradizione.
Il 22 gennaio, Novara festeggia il Patrono. Per l’occasione, nella zona dei bastioni, vengono allestite bancherelle con dolciumi, prodotti tipici e caldarroste. Per le strade del centro, alcuni banchetti pubblicizzano i “Marroni di Cuneo, la vera tradizione” ed espongono collane fatte con grosse castagne intrecciate, appese o disposte ordinatamente le une sopra le altre.
Qualcuno le chiama “fizzoni”, altrove sono i “firùn” o i “filsòn”, a seconda del dialetto locale: sono grosse castagne affumicate, perché così si conservano per mesi. Le preparano quelli che a Novara si chiamano “marunat”, detti altrove “filsunè” o “fironàtt. Il loro è un mestiere antico che rapidamente sta scomparendo, perpetrato ancora da poche famiglie che lo praticano da generazioni. Ci sono vecchie foto in bianco e nero che li ritraggono con le lunghe collane di marroni appese al collo; oggi girano per le sagre e le fiere di paese con i loro banchetti ma la vendita è solo l’ultima fase di una lunga preparazione.
Si inizia a settembre, con la raccolta delle castagne. Secondo la tradizione, un montanaro di Cuneo le raccolse, le portò a Novara e le donò al vescovo Gaudenzio, come segno di gratitudine per una grazia ricevuta; da allora i marroni cuneesi sono quelli privilegiati, raccolti nel castagneti tra i fiumi Po e Tanaro, che occupano gran parte della bassa e media valle spingendosi fino a 1.100 metri di altitudine.
Per l’essicazione, oggi ci sono dei macchinari appositi ma un tempo le castagne venivano portate nei secou, casotti di legno e muratura che è ancora facile trovare nei boschi. Lì venivano lasciate ad affumicare per intere settimane; il fuoco veniva vegliato giorno e notte perché non si spegnesse ed era alimentato con ciocchi di castagno.
Le castagne, nere di fuliggine, venivano raccolte in grandi sacchi di juta e portati a valle, nelle case dei marunat, dove le donne le pulivano, le suddividevano in castagne grosse, medie, piccole e scarti e le mettevano a mollo in acqua fredda per qualche ora. In questo modo la buccia diventava tenera ed era più facile forarla.
Si usano aghi lunghi e ben temprati come quelli dei materassai o dei calzolai; i giovani infilavano il filo di canapa nella cruna e gli adulti infilavano le castagne, stando ben attenti a forare solo la buccia, lasciando intatto il frutto. Lavoravano, intrecciandole insieme, quattro file di trenta, quaranta o sessanta castagne.
Una volta pronti, i “filsòn” venivano cotti nel forno e poi di nuovo messi a mollo, per un “bagno di bellezza”. Infine, lucidi e profumati, venivano stipati nelle ceste di vimini e portati nelle piazze per essere venduti.
Quest’anno li ho trovati per le strade di Novara, disposti sui banchetti dei marunat, allestiti per la festa del Patrono; per l’occasione viene preparato anche un dolce tipico, il ” Pane di San Gaudenzio”, che ha il rivestimento esterno di pasta frolla ed un soffice ripieno composto da farina di frumento, zucchero, uva sultanina, burro, uova e limone.
Cavalcando la tradizione, il rinomato biscottificio novarese Camporelli ne ha rivisitato la ricetta, proponendo un dolce che è “una soffice torta margherita racchiusa in un delizioso scrigno di pasta frolla con un dolce tesoro”; non c’è l’uva sultanina ma “l’irresistibile crema di marroni e pezzetti di Marron Glacé.”
A chi ho chiesto cosa ne pensasse, mi ha risposto: “Che festa sarebbe senza i marroni?”.
Regione Piemonte , Lombardia
Per saperne di più
I castagnai:
– a Novara si chiamano Marunat
– a Milano si chiamano Firunatt
– a Sant’Angelo Lodigiano si chiamano FilsunèPer approfondimenti sui Firunatt di Milano, puoi seguire il link: https://www.milanofree.it/milano/dialetto/el-fironatt-le-collane-di-castagne.html
L’ecomuseo di Parabiago ha dedicato ai Firunatt un pannello informativo, che può essere consultato al seguente link:
http://ecomuseo.comune.parabiago.mi.it/ecomuseo/risorse/pannelli2009pdf/12_castagne_e_firunatt.pdfPer approfondimenti sui Filsunè di Sant’Angelo Lodigiano, puoi seguire il link: https://www.nautilaus.com/il_ponte/novembre2003/castagne.htm
Se vuoi conoscere una storia autentica di gente di montagna, potrebbe interessarti l’articolo su Balma Boves.
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