Nel cuore dell’Altipiano di Asiago, in cima al colle del Leiten, il Monumento Ossario militare racconta gli orrori della prima guerra mondiale e grandi storie di coraggio, per ricordare gli uomini caduti ed i loro insegnamenti.
Ore 16:40. Il suono di una tromba che intona le note struggenti del “Silenzio” accheta il chiacchiericcio di turisti e curiosi. Se fossimo in una caserma assisteremmo alla cerimonia dell’ammaina bandiera. Qui, però, siamo in un sacrario militare ed i soldati sono muti ed immobili da più di un secolo. Di fronte all’entrata, quattro bandiere continuano a sventolare; tre sono italiane ed una è austriaca.
Il Monumento Ossario del Leiten è di una bellezza classica e solenne, con la base quadrata larga ottanta metri ed alta sette che fa da cripta, al di sopra della quale si alza un arco trionfale quadrifronte, alto quarantasette metri.
Perfettamente simmetrico rispetto agli assi ortogonali, il sacrario è ben visibile al di sopra dei tetti di Asiago e da lontano, lungo i sentieri panoramici che lentamente risalgono i monti qui intorno.
Si erge al centro dell’Altipiano, al di sopra di una collinetta verde d’erba, sulla quale generazioni di Asiaghesi, prima della sua costruzione, hanno imparato a sciare.
In “Le stagioni di Giacomo”, lo scrittore asiaghese Mario Rigoni Stern racconta che: “Nella primavera del 1932 si iniziarono i lavori per il monumento ossario sul colle delle Laiten, davanti alla contrada dove ancora c’erano i ruderi delle case che non erano state ricostruite. I ragazzi del paese su quel colle erano sempre saliti per i loro giochi e anche i loro padri. […] D’estate in quei prati, sfidando i proprietari che non volevano si calpestasse la loro erba, ragazzi e ragazze andavano a raccogliere grandi mazzi di gigli rossi[…]. Un giorno d’estate arrivarono lassù ingegneri e geometri accompagnati dal podestà e dal segretario del fascio. I tecnici con paline, corde metriche e teodoliti si misero a traguardare, misurare, scrivere. Era stato proprio lì, sulla collina dei giochi, che le autorità di Roma dopo proposte, discussioni, esami, sopralluoghi avevano deciso di costruire il grande monumento che doveva accogliere le spoglie dei tanti eroi caduti sull’Altipiano per la salvezza della Patria. E così si distrussero tanti sereni cimiteri tra i prati e i boschi per fare quel grande arco in stile imperiale. Un centinaio di operai incominciò a lavorare di piccone e badile per scavare la roccia, sia per le fondamenta che per far posto ai loculi in cemento e marmo.”
I lavori seguirono il progetto dell’architetto veneziano Orfeo Rossato e terminarono nell’ottobre del 1936.
Poi vi furono traslate le salme riesumate da trentacinque cimiteri di guerra sparsi tra i boschi dell’Altipiano; infine, il 17 luglio 1938, l’Ossario del Leiten fu inaugurato da Vittorio Emanuele III, nel corso di una cerimonia solenne alla quale partecipò una gran folla plaudente e al termine della quale il Re se ne andò a bordo di un’auto, sfilando tra bandiere e stendardi.
Oggi, il lungo viale che da Piazza degli Eroi conduce al sacrario è fiancheggiato da cipressi e qualche panchina; la lunga e lieve salita, da fare a piedi, ha un che di solenne ma è facile lasciarsi distrarre dalla bellezza rilassata e pacifica del paesaggio tutto intorno. Il bianco del marmo del Sacrario del Leiten risalta contro l’azzurro limpido del cielo, il verde brillante dei prati ed i colori più scuri delle montagne che fanno da sfondo.
Infine, un’ampia scalinata conduce alle entrate; ce ne sono quattro, una per lato, tutte adorne della testa marmorea di un soldato severo al di sopra del portone d’accesso in larice, ricoperto di rame sbalzato.
L’interno è costituito da gallerie perimetrali e radiali che convergono al centro in una cappella ottagonale, rivestita di marmo cipollino, dove sono tumulati i corpi di dodici eroi insigniti della Medaglia l’Oro al Valor militare. Le pareti delle gallerie sono composte da file e file di piccoli loculi chiusi da lastre di marmo, recanti una croce, il grado, il nome ed il cognome del defunto che vi riposa. Non una foto, una data o un fiore. Ce ne sono 54.289, più di tutti gli abitanti di comuni come Venezia, Anzio o Agrigento. Più della metà sono ignoti, raccolti in grandi tombe collettive; mancano all’appello i dispersi.
Sono solo una piccola parte delle vite spezzate nel corso delle sanguinose battaglie che si sono svolte qui, tra queste vette, durante la prima guerra mondiale.
Nel piccolo museo allestito nei pressi dell’entrata, cimeli, documenti, disegni e fotografie dell’epoca raccontano la vita in trincea e ci permettono di guardare dritto in faccia chi l’ha vissuta.
Italiani ed Austroungarici erano giovani uomini, ritratti talvolta in posa, talvolta sorridenti, chiamati a combattere come pedine di un gioco folle, perverso e scellerato.
Tra loro, Adolfo Ferrero aveva vent’anni, era torinese ed era sottotenente del III Reggimento Alpini -Battaglione Alpini Val Dora.
Intorno alla mezzanotte del 19 giugno 1917, preparandosi all’imminente battaglia per la conquista del monte Ortigara, scrisse una lettera-testamento ai suoi genitori: “Cari genitori, scrivo questo foglio nella speranza che non vi sia bisogno di farvelo pervenire. Non ne posso fare a meno. Il pericolo è grave, imminente. Avrei rimorso se non dedicassi a voi questi istanti di libertà, per darvi un ultimo saluto […] Fra cinque ore qui sarà un inferno. Tremerà la terra, s’oscurerà il cielo, una densa caligine coprirà ogni cosa, e rombi e tuoni e boati risuoneranno fra questi monti, cupi come le esplosioni che in quest’istante medesimo odo in lontananza. Il cielo si è fatto nuvoloso: piove.
[…] Darei un tesoro per potervi rivedere.”
Adolfo non rivide mai la sua famiglia: morì quella mattina stessa, dando prova di grande coraggio e guadagnandosi la Medaglia d’Argento al Valor militare.
La lettera non fu recapitata: fu ritrovata solo quarant’anni dopo, nel 1958, accanto ai resti dell’attendente che avrebbe dovuto consegnarla ma che morì anch’esso in battaglia.
Adesso è conservata nel piccolo museo del Sacrario del Leiten, affinché tutti possano leggerla.
Il testamento di Adolfo è semplice e potente: consapevole dei rischi e convinto dell’importanza di ciò che stava per fare al servizio della Patria, il giovane lasciava i suoi pochi averi e tutto il suo amore ai genitori ed ai fratelli. Chiedeva solo di non essere dimenticato.
Città Asiago
Provincia Vicenza
Regione Veneto
Coordinate GPS 45°52′28.56″N 11°31′13.44″E
Come arrivare
A piedi: Il Monumento Ossario del Leiten si trova ad Asiago, in cima al colle del Leiten; è possibile raggiungerlo a piedi, percorrendo il “Viale degli Eroi” che parte dalla “Piazza degli Eroi”.
Per arrivare ad Asiago è possibile seguire le indicazioni date dal sito:http://www.asiago.to/
Cosa visitare nei dintorni
– Forte Interrotto
– Forte Verena
– Calvario degli Alpini sul monte Ortigara
– Trincee del monte Zovetto
– Il Sentiero del Silenzio a Campomuletto
– I sentieri dell’Altipiano di Asiago
Per saperne di più
È possibile trovare molte informazioni sul Monumento Ossario del Leiten sul sito internet: https://www.difesa.it/Il_Ministro/ONORCADUTI/Veneto/Pagine/Asiago.aspx.
Mario Rigoni Stern, scrittore asiaghese molto legato alla sua terra, raccontò la vita nell’Altipiano di Asiago durante la prima guerra mondiale e la sua ricostruzione in “Storia di Tonle” e “Le stagioni di Giacomo”. Se vuoi riscoprire le ambientazioni dei romanzi che potresti aver letto, non perderti gli articoli raccolti in questa sezione:
– https://www.travel-experience.it/category/romanzi/Se vuoi conoscere le fortificazioni sorte lungo la linea Cadorna, potrebbero interessarti anche:
– Le trincee del Passo Dordona (BG)
– Le fortificazioni di Brezzo di Bedero (VA)
Visits: 1416
Lascia un commento