La coloratissima Burano vive il suo profondo legame con la laguna di Venezia celebrandola nelle tradizioni ed esaltandone i doni ricevuti.
Arrivarono da nord della laguna cercando rifugio dalla crudeltà di Attila e dei barbari invasori. Lasciarono le loro case ad Altino e portarono con sé le reliquie dei loro Santi. Era il V secolo e approdarono su queste isole della laguna settentrionale, che secondo alcuni erano disabitate e secondo altri erano già sede di una fiorente colonia di abili pescatori e barcaioli che ben conoscevano le misteriose rotte celate tra le barene. La leggenda dice che chiamarono queste quattro isole collegate da ponti “Burano” in ricordo di “Boreana” che della città romana di Altino è uno dei quartieri o il nome della porta di Nord-Est esposta al gelido e forte vento della bora.
Arrivò dalla laguna sospinto dalla marea; secondo qualcuno proveniva da Magonza. Era l’anno mille quando fu trovato e Burano prosperava: le antiche abitazioni fatte di canne e fango poggiate su palafitte si andavano via via sostituendo con belle case in mattoni. L’oggetto misterioso era una grande cassa di pietra. Gli uomini del porto provarono a sollevarla e portarla a riva ma era troppo pesante: erano uomini vigorosi e muscolosi ma i loro sforzi furono vani. Riuscirono nell’impresa quattro ragazzini, forti della loro innocenza e purezza. La cassa conteneva i corpi di Sant’Antonio, San Domenico e Sant’Orso, che furono eletti Patroni dell’isola insieme a Santa Barbara. Nella cassa c’era anche un barilotto di vino, che la gente chiamava il “Bottazzo di Sant’Albino”. Si dice avesse poteri miracolosi e la notizia del suo ritrovamento e delle sue capacità si sparse presto tra le altre isole della laguna. Una notte, col favore delle tenebre, un gruppo di muranesi lo trafugò e lo portò nella loro chiesa di San Donato. Il Bottazzo è ancora là ma pare abbia perso i suoi poteri.
Arrivavano ogni mattino dalla laguna per vendere il pesce al mercato e tornare alle loro case: i pescatori di Burano uscivano in barca anche in inverno, quando la fitta nebbia sbiadisce la visuale in un freddo muro bianco. Vollero che le loro case fossero tinte di colori vivaci in modo da poterle riconoscere anche da lontano. Quelle case, stilizzate, sono state scelte quali soggetto di uno dei francobolli da 80 centesimi di Euro della serie “Turismo” emessa nel 2015. Ad oggi Burano è considerata una delle città più colorate del mondo, complice la magia dei canali che rispecchiano le facciate variopinte con sapienti pennellate.Un giorno arrivò dalla laguna un giovane pescatore bello e innamorato, recando con sé un dono prezioso per la sua promessa sposa. Mentre era al largo aveva udito il suono melodioso del canto delle sirene e come molti uomini prima di lui era stato tentato di tuffarsi in acqua per raggiungere l’origine di quello splendido canto ma fu trattenuto dal ricordo della propria amata e dal sincero desiderio di tornare da lei e restarle fedele. Le sirene, ammirando una tal prova di resistenza e commosse dalla motivazione, gli fecero un dono speciale in segno di amicizia e rispetto: solleticando con le pinne la cresta delle onde tesserono un trinato delicatissimo fatto di spuma, che il giovane regalò alla sua amata affinché vi ornasse il velo da sposa. Quel ricamo così bello fu molto apprezzato e presto abili ricamatrici s’ingegnarono per imitarlo: fu così che nacque il merletto di Burano e presto si diffuse oltre i confini della laguna: pare che Caterina de’ Medici e Maria Tudor apprezzassero particolarmente il “ponto in aire si facto ad ago” per i pizzi con cui adornavano i loro preziosi abiti e Luigi XIV per la sua incoronazione volle indossare uno splendido colletto di merletto ricamato da abilissime merlettaie di Burano, le quali impiegarono due anni di paziente lavoro per realizzarlo. Il “punto in aria” era fatto con ago e filo senza il supporto di una tela e con esso potevano essere disegnati eleganti elementi geometrici, fiori, stelle, animali, volute e ricami di ogni genere; si tratta di un punto “leggero” che permette la realizzazione di pizzi vaporosi e raffinati.Mentre editori specializzati stampavano e diffondevano libri di disegni e modelli e manuali di ricamo nacquero delle vere e proprie scuole e laboratori di merletti; la corporazione dei Merciai che commissionavano e ritiravano i prodotti finiti diventò nel XVII secolo una delle corporazioni più ricche di Venezia, poiché siffatte finiture di pizzi e merletti influenzarono la moda per gli abiti femminili, maschili ed ecclesiastici e quindi furono richiestissime; lo testimoniano anche il Tintoretto e il Veronese nei loro dipinti.
Furono la concorrenza francese e la caduta della Serenissima a decretare la lenta decadenza che portò alla crisi della produzione del merletto di Burano e veneziano in generale, al punto che quest’attività proseguì in sordina all’interno dei nuclei familiari per circa un secolo. Fu alla fine del 1800 che una vecchia maestra trinaia ormai quasi cieca, Francesca Memo detta la Cencia Scarpariola, tramandò i suoi segreti ad altre giovani, aiutandole ad imparare un mestiere ormai dimenticato. Rinacque così la Scuola dei Merletti di Burano, che aprì ufficialmente il 14 marzo 1872 per volere e merito della contessa Andriana Marcello, la quale sostenne con entusiasmo le attività della scuola fino alla morte.
Oggi, nell’unica piazza dell’isola, dedicata al famoso compositore e organista Baldassare Galuppi detto “il Buranello”, la sede storica della Scuola dei Merletti ospita il Museo del Merletto di Burano, aperto nel 1981, dove sono esposti disegni, documenti e oltre cento preziosissimi manufatti della ricca collezione della Scuola, che rappresentano importanti testimonianze della produzione veneziana dal XVI al XX secolo.È piacevole passeggiare nella piazza dai colori vivaci e l’atmosfera leggera, mai troppo affollata, dove il tempo sembra scorrere lentamente ma in modo frizzante. Qui ci sono negozietti dove si possono comprare souvenir, centrini, trinati e abiti rifiniti di merletti che capaci merlettaie ricamano davanti agli occhi curiosi dei turisti di passaggio. Qui ci sono trattorie tipiche dove si possono gustare menù a base di pesce fresco e dolci tipici dell’isola, come i “Bussolai”, biscotti a base di farina, burro e uova fresche. Qui si affaccia l’unica chiesa dell’isola, la Chiesa di San Martino Vescovo, dove è custodito il dipinto “la Crocifissione” di Gian Battista Tiepolo. Prima ancora di entrare nella chiesa resteremo colpiti dalla pendenza del suo campanile. A pianta quadrata e alto sessantaquattro metri, fu costruito all’inizio del XVIII secolo su disegno dell’architetto Andrea Tirali. La sua pendenza è causata da cedimenti alla base, iniziati già durante la fase di costruzione e proseguiti lentamente fino al secondo dopoguerra; un intervento di consolidamento statico voluto dal Comune di Venezia l’ha fermato così, rendendolo uno dei monumenti che maggiormente restano impressi durante una gita alla riscoperta di Burano.
Tra il campanile storto, i merletti incantati, i colori vivaci dei palazzi e le suggestioni donate dai giochi di riflessi dei canali, una passeggiata tra queste calli e campielli è un’esperienza un po’ stravagante e magica.
Città Burano
Provincia Venezia
Regione Veneto
Coordinate GPS 45°29′03″N 12°25′06″E
Come arrivare
In auto: Burano è un’isola e non è possibile arrivarci in auto. È però possibile arrivare in auto al terminal di Treporti, oppure in uno dei vari parcheggi di Punta Sabbioni. Da qui sarà poi necessario prendere il traghetto per Burano.
In treno: La stazione ferroviaria più vicina è quella di Venezia Santa Lucia. Da qui è necessario raggiungere le Fondamente Nove, da dove parte il collegamento per Burano (linea 12).
In battello: L’isola di Burano è servita dai servizi di linea offerti dall’ACTV. Per orari e tariffe si faccia riferimento al sito http://actv.avmspa.it/it/content/orari-servizio-di-navigazione-0
Cosa visitare nei dintorni
– Venezia
– Murano
– Mazorbo
– TorcelloPer saperne di più
È possibile trovare molte informazioni utili sull’isola di Burano sul sito internet: https://www.isoladiburano.it/.
Il 10 aprile 2015 Burano è apparsa come soggetto di uno dei francobolli della Serie Turismo, del valore facciale di 0,80 €.
Se cerchi i luoghi italiani immortalati nel celebre ciclo filatelico emesso a partire dal 1974, ne troverai molti nella sezione dedicata:
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